Oggi, 12 luglio, è stato ufficialmente presentato, dopo l’introduzione del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il Rapporto Invalsi 2023, che ha restituito alcuni dati alquanto preoccupanti, soprattutto a livello di divari territoriali. In molti hanno commentato quanto è emerso.
“I dati Invalsi presentati oggi ci restituiscono la fotografia di un Paese dove, nonostante alcuni miglioramenti, si accentuano le disuguaglianze, che bloccano la crescita educativa dei bambini e delle bambine che vivono nelle zone più svantaggiate del Paese, soprattutto al Sud, con effetti drammatici sugli apprendimenti”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi e Advocacy Italia-Europa di Save the Children.
Il Rapporto Invalsi sottolinea che per gli alunni alla fine del ciclo di studio, in quinta superiore, la caduta nei livelli di competenza sia di italiano che di matematica registrata tra il 2019 e il 2021, si è stabilizzata, senza però recuperare nel 2023 il terreno perso durante gli anni della pandemia. Ai divari territoriali – che sono presenti già dalla scuola primaria e via via si ampliano con una più pronunciata faglia Nord-Sud soprattutto in matematica e in inglese – si aggiunge la segregazione formativa tra indirizzi di studio e l’ampliamento del divario di genere fino alle scuole superiori, con le ragazze più competenti nelle prove di italiano e i ragazzi in quelle di matematica.
“È fondamentale l’investimento di lungo periodo per la attivazione di una rete di asili nido su tutto il territorio nazionale e, allo stesso tempo, è urgente un intervento immediato sulle aree del Paese più deprivate, per attivare vere e proprie aree ad alta densità educativa con un forte potenziamento dell’offerta scolastica, dal punto di vista del personale scolastico, del tempo pieno e delle mense, così come delle opportunità extra scolastiche, essenziali per la crescita di bambini, bambine e adolescenti. Inoltre, in vista della ripresa dell’anno scolastico, di fronte all’impennata dell’inflazione, è necessario concentrarsi subito sulla necessità di fare in modo che a settembre nessun bambino e adolescente sia privato del necessario per frequentare la scuola, a partire dai libri scolastici. In un Paese dove quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta è indispensabile fare in modo che l’aumento dei prezzi e l’impoverimento delle famiglie non pesino anche sull’accesso all’istruzione”, ha concluso Raffaela Milano.
“La presentazione del Rapporto sulle Prove Invalsi 2023 ci ha confermato quello che purtroppo già sapevamo: tra il Nord ed il Sud del Paese continua ad esistere un divario educativo e performante che lo stesso Ministro Valditara ha definito ‘insostenibile’. Non posso che concordare con il Ministro, ma credo che sia davvero il momento di voltare pagina. I risultati delle Prove Invalsi 2023 sono un campanello d’allarme di una situazione che purtroppo registriamo drammatica già dagli anni precedenti alla pandemia, e che dalla pandemia è stata acuita. La doppia velocità cui sembra viaggiare l’Italia, non aiuta quello spirito unitario cui aspiriamo ed è cartina tornasole di una realtà socio- culturale ben più preoccupante. Incidono le precarie condizioni economiche ed occupazionali di molte famiglie e anche la mancanza di spazi aggregativi che non siano i bar e le piazze, dove spesso i giovani passano ore. La scuola qui al Sud deve ritornare ad essere totalizzante nella sua funzione di agenzia educativa. Non solo nel percorso curricolare, ma anche nelle proposte extracurricolari e pomeridiane. Va assolutamente condiviso e sostenuto il progetto del Governo Meloni e del Ministro Valditara di destinare fondi ulteriori a 240 Scuole per garantire un’istruzione più equa e completa in ogni Regione, con particolare attenzione a quelle meridionali, che indubbiamente soffrono evidenti disparità nelle opportunità educative, con conseguenze che sfociano spesso nella dispersione scolastica e nell’abbandono degli studi. L’obiettivo è quindi quello di migliorare l’insegnamento nelle discipline fondamentali, e al contempo di estendere il tempo pieno, promuovere la formazione specialistica e offrire retribuzioni aggiuntive. La possibilità di farlo in accordo con le singole Regioni per promuovere anche lo sviluppo territoriale, è l’ennesimo segnale di una attenzione costante verso le realtà più delicate per non lasciare indietro nessuno”, questo quanto dichiara il deputato Gimmi Cangiano, Componente della Commissione Istruzione alla Camera.
“C’è un’emergenza scuola in questo Paese e solo chi non vuole vedere non se ne accorge”. Questo quanto afferma la segretaria generale della FLC CGIL, Gianna Fracassi.
“I dati Invalsi di oggi ci dicono che è necessario rafforzare da Nord a Sud il nostro sistema pubblico di Istruzione, per questo riteniamo devastante l’idea di determinare ulteriori divari attraverso progetti come l’autonomia differenziata o il dimensionamento scolastico o, ancora, attraverso presunte riforme della secondaria di secondo grado come il liceo del Made in Italy o la revisione della filiera tecnico professionale, che finirebbero per segregare ulteriormente i ragazzi e le ragazze. La scuola italiana – conclude Fracassi – ha bisogno di altro”.
“Per diminuire il divario Nord sud servono scelte coraggiose e responsabili a partire dalla riforma del reclutamento dei docenti, dall’introduzione di procedure concorsuali periodiche ed efficaci. Le azioni di reclutamento del personale docente pensate sempre e solo per riassorbire il precariato, come quelle messe in campo nella fase del Pnrr, non sono accettabili da parte di DirigentiScuola”. Così in una nota il sindacato dei presidi.
“Aumentiamo il tempo scuola al Sud. Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna sono le Regioni con scarsi risultati nelle prove Invalsi, ma anche le Regioni in cui vi è meno tempo pieno. Gli alunni del Sud trascorrono meno tempo a scuola rispetto a quelli del Nord che equivale a dire meno relazioni, meno interazioni sociali, meno possibilità di sperimentare le proprie potenzialità e di riconoscere i talenti. Il fattore “tempo scuola” è probabilmente la chiave dell’efficacia dell’intero sistema d’istruzione a iniziare dal potenziamento del Sistema formativo integrato 0-6 anni al Sud come al Nord per continuare con l’aumento dei posti degli asili nido al Sud come al Nord, passando attraverso il potenziamento delle mense e delle palestre scolastiche al Sud come al Nord. Il programma di interventi dell’Agenda Del Sud, ovvero dei fondi spalmati per due anni scolastici su appena 150 scuole del Sud non cambierà le sorti dell’Italia”.
“Le mense scolastiche costituiscono il presupposto per l’autorizzazione del tempo pieno. I costi del servizio, anche con l’autonomia differenziata, non possono continuare a basarsi sulla “spesa storica”, poiché, negli anni a venire il tempo pieno sarà sempre di chi ha avuto la possibilità di erogarlo fino ad oggi. Riteniamo che la soluzione sia in un piccolo ma significativo riequilibrio territoriale delle opportunità formative”.
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