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Rapporto Ocse 2011, per l’Italia più ombre che luci

Nessun allarme “classi-pollaio”, tempi d’istruzione più lunghi, stipendi dei docenti più bassi mediamente del 40%, la percentuale del Pil destinata all`istruzione tra le più basse di tutti i paesi Ocse, istituti non sottoposti a valutazioni sull’operato svolto, diplomati in crescita ma sempre pochi rispetto alla media. Sono i dati salienti, riguardanti l’Italia, contenuti nel rapporto comparativo internazionale dell’Ocse “Education at a Glance 2011”, pubblicato il 13 settembre. Scorrendo il lungo dossier si scopre che in media nei Paesi Ocse nella scuola primaria vi sono 16 studenti per insegnante, che diventano 13,5 al livello secondario e 14,9 al terziario. La proporzione studente-insegnante va da 24 studenti o oltre per insegnante in Brasile e Messico, a meno di 11 in Ungheria, Italia, Norvegia e Polonia. In Italia, invece, la proporzione è di 10,7 al livello primario, di 11 al secondario e di 18,3 al terziario.
Quanto ai tempi d’istruzione, se la media per gli studenti tra i 7 e i 14 anni nei Paesi Ocse è di 6.732 ore, in Italia siamo a 8.316 ore. Brutte notizie per gli insegnanti del Belpaese: quelli in servizio nelle scuole secondarie inferiori italiane raggiungono, in media nei paesi Ocse, il livello più alto della loro fascia retributiva dopo 24 anni di servizio, mentre in Italia ciò avviene solo dopo 35 anni di servizio. Molto più bassi anche quelli che operano nella primaria e secondaria inferiore. Complessivamente, per l’Ocse sono di circa il 40% inferiori a quelli dei lavoratori con un livello d’istruzione comparabile. Inoltre tra il 2000 e il 2009 nei paesi Ocse gli stipendi degli insegnanti sono aumentati in media del 7%, in termini reali, ma in Italia sono addirittura diminuiti (-1%).
Confermata anche la bassa priorità dello Stato per l’istruzione: soprattutto a causa della scarsità degli investimenti privati (8,6% contro la media del 16,5%), nel 2008 l`Italia ha speso il 4,8% del Pil per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale Ocse del 6,1%, posizionandosi al 29 posto su 34 Paesi. E ciò nonostante la spesa per studente di livello secondario superiore e terziario sia leggermente aumentata: tra il 2000 e il 2008 in Italia la spesa sostenuta dagli istituti d`istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6% (rispetto alla media Ocse del 34%). Un incremento, peraltro, di cui c’è poco da andare fieri, visto che si tratta del secondo aumento più basso tra i 30 Paesi i cui dati sono disponibili. Da notare che anche la spesa per studente universitario è aumentata di 8 punti percentuali, rispetto alla media Ocse di 14 punti percentuali. Inoltre, diversamente da altri paesi dell`Ocse, in Italia la spesa per studente sostenuta dagli istituti non aumenta notevolmente in base al livello d’istruzione: passa da 8.200 dollari americani al livello pre-primario a 9.600 dollari americani al livello terziario, rispetto all`aumento medio nell`area Ocse da 6.200 dollari americani al livello pre-primario a 13.700 dollari americani al livello terziario. Inoltre, in media nei Paesi Ocse lo stipendio per studente al livello d`istruzione secondario superiore è di 3.450 dollari americani, rispetto ai 2.998 dollari americani in Italia.
C’è poi un’altra conclusione che farà discutere: su 33 paesi dell’Ocse i cui dati sono disponibili, l’Italia è uno dei pochissimi (insieme a Grecia, Lussemburgo e Messico) che non prevede ispezioni scolastiche, né valutazioni del proprio operato da parte di ciascuna scuola. L’Ocse ha rilevato che in Italia è richiesto alle scuole di presentare solo rapporti di conformità alle autorità di livello superiore: un dispositivo che assicura che le scuole osservino leggi e regolamenti, ma diversamente dalle ispezioni scolastiche e dalle autovalutazioni non riguarda la qualità dell`istruzione né individua i punti di forza e di debolezza di ogni istituto scolastico.
Negativo, infine, il computo sui giovani italiani in possesso di un diploma d’istruzione secondaria: il loro numero non è mai stato così elevato, circa il 70,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni (con la fascia tra i 55 e i 64 anni oltre 30 punti indietro), ma la percentuale è di gran lunga inferiore alla media Ocse per la stessa fascia d`età (81,5%). Male, inoltre, il resoconto sulle lauree conseguite in Italia: il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni raggiunge il livello d`istruzione massimo, rispetto alla media Ocse del 37,1% relativa alla stessa fascia d`età (34mo posto su 37 Paesi).

Alessandro Giuliani

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