Gli studenti 15enni italiani riescono ad applicare meglio le competenze di lettura e di matematica alla vita quotidiana, mentre lo stesso non si può dire di quelle di ambito scientifico, con differenze territoriali e di genere e poche eccellenze e un trend in negativo: questo quanto emerso dal Rapporto Ocse Pisa 2022 che viene presentato oggi, 5 dicembre da Invalsi a una settimana dai dati IEA ICCS 2022.
L’indagine OCSE PISA (Programme for International Student Assessment) ha l’obiettivo di valutare in che misura gli studenti abbiano acquisito conoscenze e abilità essenziali per la piena partecipazione alla vita economica e sociale. L’indagine rileva le competenze degli studenti in tre ambiti principali: Lettura, Matematica e Scienze. Nel 2022 il dominio principale è stata la competenza in Matematica.
Rapporto Ocse Pisa 2022, chi vi ha partecipato e obiettivi
L’indagine, svoltasi ogni tre anni (dal 2025 diventerà quadriennale) restituisce i primi dati successivi allo scoppio della pandemia da Covid-19. La rilevazione avrebbe dovuto svolgersi in relazione all’anno 2021, ma è stata rimandata all’anno successivo proprio a causa del virus. L’ultima risale al periodo precedente, al 2018.
Lo studio si chiede in che misura gli studenti di 15 anni che hanno completato almeno sei anni di istruzione formale hanno acquisito conoscenze fondamentali per partecipare alla vita attiva e soprattutto si chiede quanto questi ragazzi siano in grado di attingere da quanto imparato tra i banchi e applicare le nozioni in situazioni realistiche, sia dentro che fuori la scuola.
Chi ottiene buoni risultati nella prova Pisa è quindi in grado di estrapolare le conoscenze e andare oltre, in modo creativo e non statico.
L’analisi ha coinvolto 37 paesi OCSE e 44 paesi ed economie partner. Lo studio prende in esame le competenze degli studenti relative a tre ambiti: matematica, scienze e lettura. Il focus principale di OCSE PISA 2022 è sulla matematica. L’ambito innovativo scelto quest’anno è il pensiero creativo, mentre la literacy finanziaria è stata scelta come opzione internazionale. I dati relativi a questi ultimi saranno presentati nel 2024.
A partecipare allo studio 690mila studenti a livello internazionale. Gli italiani sono 10552, di cui il 51% di sesso femminile, la maggior parte iscritti ad un liceo, con una presenza preponderante di studenti provenienti dal Nord. Il tasso di partecipazione è stato alto, pari al 92% tra gli studenti e al 96% tra le scuole.
Gli strumenti utilizzati per la raccolta dati sono stati:
- Prova cognitiva: test svolto al computer, durata di 2 ore, domande a scelta multipla e domande a risposta aperta, varie combinazioni degli ambiti con preponderanza di prove di matematica
- Questionario studente (comprensivo di varie parti)
- Questionario scuola (compilato dal dirigente scolastico)
- Questionario genitori (compilato da uno o due genitori/tutori).
La prova cognitiva per il ciclo PISA 2022 comprendeva:
- un test di matematica, il dominio principale
- un test di lettura e uno di scienze, i due domini minori
- un test di pensiero creativo, l’ambito innovativo
- un test di literacy finanziaria, un’opzione internazionale.
I risultati italiani
I risultati degli studenti italiani in matematica (471) sono in linea con la media OCSE (472). I paesi asiatici sono in testa, con risultati ben al di sopra della media. In basso alla classifica molti Paesi sudamericani.
Per quanto riguarda la lettura, l’Italia (482) si pone in una posizione più alta rispetto alla media OCSE (476). Situazione opposta in scienze: qui gli studenti italiani (477) si classificano molto in basso rispetto alla media OCSE (485)
Secondo Invalsi molto dipende dalle differenze individuali più che dalla scuola frequentata.
La percentuale di studenti che raggiungono almeno il Livello 2, indicato da Invalsi come livello di competenze base, è pari a:
• Matematica: 70% (OCSE: 69%)
• Lettura: 79% (OCSE: 74%)
• Scienze: 76% (OCSE: 76%)
Poche sono le eccellenze, che non sfiorano il 10%. In un Paese come Singapore, ad esempio, quasi tutti gli studenti superano il Livello 2.
Differenze regionali
Le aree del nord Italia ottengono punteggi superiori alle altre aree mentre al Sud vengono fatti registrare i punteggi più bassi.
Più dell’80% degli studenti delle aree del Nord raggiungono o superano il Livello 2 in tutti i domini. La percentuale di studenti nei livelli di eccellenza supera il 10% solo in matematica e nel Nord Ovest. Al Sud, ad esempio, non si supera il 70% nella lettura, e in matematica il risultato oscilla tra il 50 e il 60%. Le eccellenze a stento superano l’1% in tutti gli ambiti al Sud.
Differenze tra indirizzi di studio
I licei fanno registrare fanno registrare un rendimento migliore in tutti e tre gli ambiti. Al contrario, punteggi bassi sono stati fatti registrare dagli istituti professionali.
Differenze di genere
Secondo Invalsi sono molte le differenze di genere. In matematica sono i ragazzi ad avere la meglio sulle compagne; tradizionalmente, invece, in lettura la situazione è capovolta.
Cosa è cambiato nel tempo?
Invalsi ha cercato anche di catturare il trend, di scattare una fotografia diacronica per collocare meglio questi risultati con quelli rilevati negli anni precedenti. Purtroppo il trend è in negativo: la media dei risultati, in tutti gli ambiti, tende a diminuire a livello generale.
In Italia i risultati in matematica e scienze fanno registrare una vera e propria flessione dal picco fatto registrare rispettivamente nel 2015 e nel 2012. In lettura, invece, c’è stabilità. Si deve ovviamente tenere conto delle conseguenze della pandemia da Covid-19.
Rispetto al 2018, ultima rilvazione, la matematica è il dominio dove quasi tutte le macroaree regionali hanno mostrato una diminuzione del punteggio. In lettura non emergono invece differenze.
Tendenzialmente, il Sud Isole è l’area in cui PISA 2022 ha mostrato un aumento di punteggio rispetto al 2018 e ai cicli precedenti. Matematica rimane il dominio in cui c’è una diminuzione nella maggior parte dei tipi d’istruzione. Per lettura, sono tendenzialmente i licei a mostrare un calo.
Quanto ha influito il Covid?
Lo studio ha preso in esame anche alcune informazioni relative a come le scuole dei vari Paesi hanno affrontato la pandemia da Covid-19.
In Italia il 39% degli studenti ha dichiarato che la propria scuola è rimasta chiusa per tre mesi al massimo (media OCSE: 49%). La maggior parte degli studenti ha sentito i docenti disponibili in caso di richiesta di aiuto (media Italia: 63%; media OCSE: 67%) e non hanno avuto problemi a trovare supporto per i compiti scolastici (media Italia: 77%; media OCSE: 76%).
L’11% (media OCSE: 13%) degli studenti ha riferito di essere stato contattato quotidianamente o quasi da qualcuno della scuola per dare informazioni su come si sentivano. Insomma, in Italia pare ci sia stato un minore contatto diretto con i docenti durante la pandemia rispetto ad altri Paesi.
Una chiusura meno prolungata e minori problemi da remoto sono stati associati a un migliore rendimento in matematica. Risulta esserci stata un’associazione positiva tra il senso di appartenenza e l’apprendimento da remoto.
“Le scuole hanno la possibilità di iniziare a invertire il trend negativo”
Antonello Giannelli, Presidente ANP, ha commentato così questi dati: “Alla luce di tali esiti dell’indagine rileviamo la tenuta complessiva del sistema e alcuni specifici punti di forza dei nostri studenti, in particolare il pensiero critico”.
Il Presidente ANP ha evidenziato che “Grazie ai fondi del PNRR e dell’Agenda Sud, quest’ultima destinata principalmente al miglioramento dei dati INVALSI, le scuole hanno la possibilità di iniziare a invertire il trend negativo, investendo nella formazione specifica del personale scolastico e nel superamento del modello della didattica trasmissiva. È un’occasione decisiva per riqualificare il nostro sistema educativo, per contrastare con più efficacia la dispersione scolastica e i divari di apprendimento, per formare nuove generazioni di cittadini che, oltre a realizzarsi come persone, siano anche dotati di competenze adeguate al mercato del lavoro di domani”.
Giannelli ha concluso: “Quest’ultima rilevazione, infatti, si collega ai processi di riforma in atto, in primis quelli connessi all’orientamento, alle competenze digitali e STEM. Anche l’introduzione di quesiti inediti, vòlti ad analizzare il pensiero creativo, si inquadra nella crescente centralità che stanno assumendo nella riflessione pedagogica il pensiero divergente e le competenze di problem solving. Su di essi, infatti, occorre investire per potenziare i percorsi di istruzione e formazione”.