I quindicenni italiani hanno scarse capacità nella financial literacy, ovvero nella comprensione dei concetti e dei rischi finanziari: l’Italia consegue un punteggio medio di 476 punti, inferiore a quello della media Ocse (505).
Questo è quanto emerge dal Rapporto Ocse Pisa che misura il livello di conoscenze e abilità finanziarie degli studenti di quindici anni, considerate necessarie per il passaggio dal mondo della scuola a quello dell’università, del lavoro o dell’imprenditoria. In Italia hanno partecipato 9.122 studenti, rappresentativi di un totale di più di 500.000 studenti italiani
Secondo l’indagine, in Italia, il 79% degli studenti raggiunge almeno il Livello 2. La percentuale di studenti in grado di risolvere i compiti più complessi (top performer Livello 5) è meno della metà di quella registrata a livello medio Ocse (4,5% vs 10,5%), mentre circa uno studente su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate (low performer). Gli studenti del Nord e del Centro in misura maggiore dei loro coetanei del Sud dimostrano di saper affrontare compiti più complessi, mentre le aree del Sud si caratterizzano per una presenza maggiore di studenti low performer. Nel Nord Est e nel Nord Ovest si osservano le percentuali più elevate di studenti che raggiungono almeno il Livello 2, rispettivamente l’87% e l’85%, e – di conseguenza – quelle più contenute di studenti low performer.
Il Centro è sostanzialmente in linea con il dato medio nazionale, mentre nel Sud e nel Sud Isole si registrano le percentuali più elevate di studenti low performer, rispettivamente il 28% e il 31%. Anche la percentuale di studenti top performer diminuisce dal Nord (6,9% Nord Ovest e 6,2% Nord Est) al Sud del paese (2,4%).
Gli studenti dichiarano più frequentemente di parlare a casa dei soldi per gli acquisti desiderati: ne parla almeno una volta al mese circa l’87% degli studenti, sia in media a livello Ocse, sia in Italia. L’argomento meno trattato a casa riguarda le notizie di economia e finanza (almeno una volta al mese: 56% media Ocse, 55% in Italia).
Tra i paesi Ocse, in media, gli studenti che dichiarano di rivolgersi più spesso ai genitori o di utilizzare Internet per avere informazioni su questioni finanziarie ottengono risultati migliori in financial literacy rispetto agli studenti che dichiarano di farlo in misura minore.
Chi invece dichiara più spesso di ricevere informazioni su aspetti finanziari da amici, docenti, tv o radio o riviste ha un punteggio peggiore in financial literacy rispetto agli studenti che dichiarano di usare meno queste fonti di informazioni.
I risultati italiani sono coerenti con quelli internazionali, con qualche variazione nelle diverse macro-aree geografiche.
“Sono stati presentati oggi i risultati della ricerca Invalsi-Ocse Pisa sulla Financial Literacy, ovvero le abilità finanziarie dei quindicenni. Il valore di queste rilevazioni, al di là della possibilità di comparare i risultati degli studenti con quelli degli altri Paesi partecipanti, consiste nel dare la possibilità alla scuola e soprattutto ai ragazzi di guardarsi allo specchio secondo prospettive diverse dalle abituali valutazioni scolastiche. In altre parole, gli alunni che prendono parte a queste indagini possono scoprire qualcosa in più di sé, verificare quanto è pieno il bagaglio di competenze che servirà loro per affrontare il futuro di cittadini. E sono utili anche a chi lavora per la scuola, per capire dove intervenire per migliorare il sistema. In questo ambito i ragazzi dimostrano di avere bisogno di maggiore sostegno: ci impegneremo a potenziare le loro competenze, dando spazio maggiore a queste tematiche nell’ambito dell’educazione civica”. Così la Vice Ministra dell’Istruzione Anna Ascani.
“È necessario creare consapevolezza negli studenti e orientarli a un’economia sostenibile, che potremo garantire al futuro delle giovani generazioni e di tutte le popolazioni solo se sapremo integrare le competenze finanziare con quelle della cittadinanza attiva come, tra l’altro, ci siamo prefissati di fare aderendo all’Agenda 2030 dell’ONU. La scuola deve occuparsi anche di questo, di offrire strumenti a ogni giovane per capire ogni aspetto che riguarda la sua vita e quella della società”, conclude Ascani.
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