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Rapporto scuola-famiglia, una spocchiosa indolenza

Non se ne può veramente più, anzi è diventata un’indecenza negli ambienti scolastici gestire il rapporto con i genitori, ossia coloro che voglio a tutti i costi essere supponenti, fastidiosi, intolleranti e quindi sostituirsi completamente ai docenti pur non stando in classe.

Vogliono dettare le regole all’interno della scuola scavalcando l’operato dell’insegnante e per questo motivo appare inevitabile lo scontro verbale che a volte può assumere anche i connotati di uno scontro fisico.

E ci sono genitori che, ai colloqui periodici programmati dalla scuola, vogliono essere solo e sempre gli avvocati difensori dei figli. E quando si arriva allo scontro che ci perde di autorevolezza è sempre il docente. Mentre chi si frega le mani e passa sulla ragione è il genitore con l’alunno. E spesso si sentono genitori fare i falsi moralisti uscendosene con espressioni del tipo: “Professore le parlo da padre” oppure “Professore, le parlo da madre”.

I docenti fanno il lavoro di docenti; i genitori facciano quello da genitori e non si dimenticano di invertire i ruoli per gli stessi sono già molto definiti. Teniamo, dunque, alla larga padri e madri che vogliono insegnarci il mestiere di docenti.

Noi il mestiere dell’insegnamento lo conosciamo abbastanza bene perché abbiamo superato un concorso pubblico, abbiamo alle spalle tanti anni di insegnamento per cui fa irretire chiunque questo atteggiamento di spocchiosa indecenza.

Ma ci sono anche genitori che conoscono bene il “difficile” e “complicato” mestiere dell’insegnante di oggi: lo sanno e fanno, però, finta di non sapere e danno sfoggio della loro indolenza pur essendo pienamente consapevoli del lavoro che i docenti svolgono quotidianamente con i loro figli.

Mario Bocola

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