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Rapporto scuola territorio: perché il dirigente deve analizzare bene il contesto in cui è inserita la scuola? – Preparazione concorso Ds

La guida per gli aspiranti dirigenti scolastici della Tecnica della Scuola: cosa bisogna sapere per superare il concorso in attesa del bando? Oggi parliamo di rapporti tra scuola e territorio.

La scuola, quale comunità educante, è un soggetto attivo e dinamico della società complessa, dove è chiamata ad erogare istruzione, formazione ed educazione, configurandosi come un laboratorio aperto di cultura e di crescita sociale, presidio di cittadinanza e legalità in un determinato contesto. In tal senso, assume fondamentale importanza il rapporto con il territorio in cui insiste un istituto scolastico, il quale ha il preciso compito di attivare, consolidare e ampliare la collaborazione con le Istituzioni e gli Enti pubblici e privati del territorio in cui si trova ad operare.

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La dialettica tra scuola e territorio trova riscontro in diversi articoli del D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275 Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della L. 15 marzo 1997, n. 59, a partire dall’art. 3, commi 2 e 4, che così recitano: “Il Piano dell’offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell’articolo 8 e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell’offerta formativa (…). Ai fini di cui al comma 2 il dirigente scolastico attiva i necessari rapporti con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti sul territorio”. E ancora all’art. 8 comma 4: “La determinazione del curricolo tiene conto delle diverse esigenze formative degli alunni concretamente rilevate, della necessità di garantire efficaci azioni di continuità e di orientamento, delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie, dagli enti locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio”.

Tali principi sono ripresi e confermati anche dalla L. 107/2015, c.d. “Buona scuola”, che all’art. 1, comma 2 puntualizza: “L’istituzione scolastica effettua la programmazione triennale dell’offerta formativa per il potenziamento dei saperi e delle competenze delle studentesse e degli studenti e per l’apertura della comunità scolastica al territorio con il pieno coinvolgimento delle istituzioni e delle realtà locali”.

Di conseguenza, una importante e significativa azione che il dirigente scolastico deve intraprendere nella predisposizione del P.T.O.F. è prima di tutto l’attenta analisi del contesto territoriale con le diverse variabili presenti nell’ambiente in cui è inserito l’Istituto e al quale esso si riferisce, al fine di dare risposte adeguate ai bisogni che nascono da esso. Il territorio su cui si colloca la scuola va analizzato sul piano economico, sociale e culturale, in virtù del fatto che l’istituzione scolastica svolge un ruolo culturale e sociale di fondamentale importanza, soprattutto quando sa integrarsi con le altre realtà culturali e formative. Su queste basi vanno quindi definiti i rapporti e le relazioni con le Istituzioni, gli Enti, le Associazioni che operano in quel contesto territoriale.

Fondamentale è innanzitutto il rapporto con l’Ente locale (Amministrazioni comunali o provinciali/Città metropolitane) in cui ha sede la scuola.

Gli enti locali rispondono infatti a particolari esigenze degli istituti scolastici e specificatamente:

  • Gestiscono la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture scolastiche, la loro sicurezza, forniscono gli arredi e le attrezzature delle aule speciali, coprono le spese dei servizi indispensabili (luce, telefono, riscaldamento, ecc…).
  • Stanziano i fondi per il diritto allo studio, contribuendo all’acquisto di materiale didattico e tecnologico, alla realizzazione di progetti scolastici che possono arricchire e ampliare l’offerta formativa.
  • Si occupano del trasporto alunni e del servizio mensa.
  • Forniscono il supporto educativo attraverso l’attività degli assistenti sociali e degli educatori che affiancano i docenti di classe nell’attuazione del progetto educativo per gli alunni in situazione di svantaggio.

Non solo rapporti con l’Ente locale

Importanti sono i rapporti con le ASL, che offrono il servizio di neuropsichiatria infantile con funzioni diagnostiche e riabilitative nell’ambito delle difficoltà scolastiche o della disabilità, ma attuano anche iniziative di educazione alla salute, di educazione all’affettività, alla sessualità. La stessa L.107/2015, all’art.1, comma 7, lettera l), nell’individuare alcuni obiettivi formativi prioritari da raggiungere attraverso attività progettuali, indica infatti il “potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali attraverso percorsi individualizzati e personalizzati anche con il supporto e la collaborazione dei servizi socio-sanitari ed educativi del territorio e delle associazioni di settore (…)”.

Non meno significative sono le relazioni costruite proficuamente con Enti e Associazioni che insistono sul bacino d’utenza della scuola, i quali possono orientare specificamente gli indirizzi educativi verso una maggiore condivisione e valorizzazione delle proposte del territorio, soprattutto attraverso l’organizzazione di iniziative didattico – educative o ludico – culturali su tematiche condivisibili, quali celebrazioni, eventi pubblici, incontri culturali, lezioni sul campo. Il dirigente scolastico può, pertanto, coinvolgere le associazioni e le strutture attive nel territorio, cui le scuole possono fare riferimento per realizzare progetti curriculari ed extracurriculari e svolgere attività anche negli spazi ad uso collettivo, quali: associazioni e impianti sportivi per potenziare l’educazione motoria, gruppi filarmonici per l’educazione musicale, gli oratori, la Pro Loco, la Protezione civile, i musei, le sale cinematografiche e teatrali.  

E’ sicuramente efficace costruire relazioni anche con le Associazioni di volontariato (come CRI, UNICEF, Caritas, ecc.), le quali permettono una più concreta attuazione delle finalità educative di un istituto, o con le organizzazioni, quali i Club service (Lions, Rotary), che solitamente offrono proposte culturali, conferenze, convegni e iniziative fruibili dagli alunni, dagli insegnanti e dai genitori. La L. 107/2015 suggerisce  all’art. 1, comma 10 di realizzare anche “iniziative di formazione rivolte agli studenti, per promuovere la conoscenza delle tecniche di primo soccorso, nel rispetto dell’autonomia scolastica, anche in collaborazione con il servizio di emergenza territoriale «118» del Servizio sanitario nazionale e con il contributo delle realtà del territorio”.

I rapporti e le relazioni con il territorio diventano poi determinanti nelle scuole secondarie di secondo grado per la realizzazione dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) ex ASL, da progettare in interazione e sinergia con istituzioni del territorio come l’Università, ma anche con le organizzazioni del terzo settore e le imprese, che sono chiamate ad organizzare insieme alla scuola specifici percorsi che consentano agli studenti di sviluppare quelle competenze trasversali spendibili nel mondo del lavoro, ma anche quelle life skills o abilità sociali, cognitive e personali che permettono di affrontare positivamente le richieste e le sfide della vita, competenze e abilità che insieme aiutano gli studenti a orientarsi nelle scelte future.

I patti educativi territoriali o di comunità

Infine è da evidenziare un’altra modalità di relazione della scuola con il territorio costituita dai patti educativi territoriali o di comunità. In genere sono patti che l’istituzione scolastica stringe con enti locali e associazioni del terzo settore per aumentare l’offerta formativa e il tempo scuola, soprattutto in alcune realtà problematiche e/o periferiche dove non esiste tempo pieno e tempo prolungato. In questo caso, il dirigente scolastico è chiamato a firmare il patto territoriale insieme al sindaco o all’assessore e ai rappresentanti legali delle associazioni che si impegnano a fornire servizi e a coprogettare attività formative nel territorio da rivolgere agli studenti.

Le relazioni con il territorio, pertanto, formalizzate in genere attraverso protocolli d’intesa o convenzioni, sono di fondamentale importanza nella scuola per sviluppare quella rete di collaborazioni che contribuisce ad arricchire l’offerta formativa di un istituto ma che, nello stesso tempo, può anche valorizzare le tradizioni e l’attaccamento di ogni cittadino alle proprie radici.

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Gabriella Chisari

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