Rapporto Svimez: al Sud per trovare lavoro non basta più studiare
“Un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresa. Un Sud dove le famiglie hanno difficoltà a spendere, e il tasso di disoccupazione effettivo volerebbe al 25%, considerando chi il lavoro lo vuole ma non sa dove cercarlo“. È davvero preoccupante il rapporto Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, sull’economia del Mezzogiorno, di cui in questi giorni sono state rese note alcune anticipazioni del quadro completo che verrà presentato il prossimo 27 settembre.
Il rapporto, in pratica, conferma che il Paese continua ad essere spaccato in due, con il Mezzogiorno che, nel 2010, è cresciuto appena dello 0,2 per cento rispetto al 2009, ben lontano dall’1,7 per cento del Centro-Nord. In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno è passato dal 58,8 per cento del valore del Centro Nord nel 2009 al 58,5 per cento del 2010.
Quel che riguarda più da vicino gli “utenti” della scuola, gli studenti, sono i dati su occupazione e laureati. Entrambe le anticipazioni non lasciano presagire nulla di buono. Vediamo perché.
Per quanto riguarda l’occupazione, il rapporto spiega che risulta in calo in tutto il Sud: si salva solo la Sardegna. Preoccupano molto, invece, Basilicata (passata dal 48,5 di occupati al 47,1%) e Molise (dal 52,3 al 51,1%). Si confermano pessime le percentuali di occupati anche in Campania, con meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Va meglio al Centro-Nord, dove però gli occupati sono comunque in calo. Si salvano la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia ed il Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto (68,5%). Da tener sotto controllo l’Emilia Romagna, dove gli occupati sono passati dal 70,2% al 67,4% e la Toscana (dal 65,4 al 63,8% di potenziali lavoratori che hanno un contratto). Per quanto riguarda specificatamente i giovani, fino a 34 anni, i dati sono decisamente peggiori: al Meridione nel 2010 il tasso di occupazione si è ridotto ulteriormente, passando dal 33,3% al 31,7% (per le donne appena il 23,3%); al Nord, invece, la percentuale media quasi raddoppia passando al 56,5%.
Cosa potrebbe fare quindi un 20enne del Sud per scampare al rischio sempre più fondato della disoccupazione, che oggi riguarda due ragazzi su tre e tre ragazze su quattro? Sicuramente la soluzione non è facile. Nemmeno studiare appare l’obiettivo su cui buttarsi a capofitto con tutte le proprie forze: basti pensare, fa rilevare sempre lo Svimez, che più del 30% dei laureati meridionali under 34 non ha un impiego ed ha deciso che non vale la pena specializzarsi ulteriormente sui libri. Dai calcoli dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno risulta che “quasi un terzo dei diplomati” è ad oggi disoccupato e “circa 167.000 laureati meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile”. Talenti che, infatti, non accettano. E se ne vanno.