L’ultimo rapporto sull’istruzione italiana, diffuso il 7 novembre dalla Commissione europea, ha prodotto interpretazioni e giudizi diversi, se non disparati.
Secondo Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, ad esempio, “è la più eloquente dimostrazione che non è il sistema di istruzione ad avere bisogno di modifiche ma è il mercato del lavoro che non funziona”. In pratica, per Turi, conferma che il nostro “è un sistema di istruzione che funziona in un mercato del lavoro colabrodo: Il sistema formativo italiano sforna ‘cervelli’ che trovano lavoro ed opportunità fuori dal paese”.
Il sindacalista punta il dito anche contro i test standard, come gli Invalsi (pur non citandoli): “l’elemento fondamentale costitutivo dell’istruzione italiana – sostiene – è quello di una scuola libera indipendente che con lo studio delle conoscenze, dello sviluppo e dello spirito critico, ha mostrato che la misurazione delle competenze, tramite test standardizzati, porta alla massificazione, affievolisce fino ad annullare ogni forma di inventiva e di creatività che è ciò che caratterizza il nostro ingegno, il made in Italy, apprezzato nel mondo”.
“Un tale quadro di analisi – continua Turi -, se messo in relazione alle ultime dichiarazioni del Premier Renzi sulla scuola, proprio ieri sera, durante la trasmissione di Giovanni Minoli, dovrebbe indurre il ministro Giannini ad una (ri)considerazione degli elementi su cui è stata costruita la riforma scolastica”.
Quindi, “la riapertura del contratto nazionale di lavoro e le riunioni tecniche previste nelle prossime settimane al ministero, potranno essere l’occasione per dare un segnale di attenzione al personale scolastico che attende risultati di cambiamento concreto.Sono tutti elementi che dovrebbero far riflettere una politica intenta ad omologare, piuttosto che a valorizzare ed esportare il nostro modello. I fenomeni di globalizzazione e innovazione tecnologica non possono guardare agli studenti solo come ‘risorse umane’ da collocare sul mercato”, conclude il sindacalista Confederale.
Di tutt’altro avviso, invece, si dice, commentando il rapporto Ue, Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd, secondo cui “anche Bruxelles apprezza il grande investimento fatto dal governo Renzi nella scuola per dare stabilità al sistema scolastico e raggiungere gli obiettivi di riduzione della dispersione scolastica e di incremento del numero di laureati”.
“In particolare – continua la democratica – le nuove risorse dedicate dalla legge di bilancio per il diritto allo studio, con l’introduzione della No tax area al di sotto dei 13.000 euro isee, la riduzione delle tasse per chi ha reddito isee fino a 25.000, la stabilizzazione di 250 mln sul fondo integrativo statale e le 400 super borse da 15.000 euro netti per ragazzi meritevoli in condizioni di bisogno, realizzeranno davvero l’art 34 della costituzione non facendo diventare l’università un miraggio”.
“Anche le misure a sostegno dell’Università e la ricerca, che andranno ad incrementare l’FFO e a dare un premio fino a 600.000 euro ai premi Erc che vorranno venire in Italia e le 500 cattedre Natta, serviranno – continua Puglisi – a far tornare nel nostro Paese ricchi dell’esperienza fatta all’estero chi oggi sta fuori e a valorizzare chi merita e lavora già qui, mettendo fine alla retorica dei cervelli in fuga. L’Italia è un grande Paese e la sua ricchezza più grande è la creatività e l’ingegno dei nostri ragazzi che grazie ad un sistema scolastico, nuovamente ossigenato dalle risorse può tornare a far splendere”.
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