L’Invalsi ha presentato oggi, 24 gennaio 2017, il rapporto contenente le prime analisi sulle risposte delle scuole alle domande del Questionario di Consultazione sul RAV Infanzia (vedi anche le slide).
Alla Consultazione Nazionale hanno risposto 3778 istituzioni principali di scuola dell’infanzia, in rappresentanza di 7624 plessi. Quasi il 90% delle scuole dell’Infanzia che hanno partecipato all’indagine appartiene a un Istituto Comprensivo (IC) Statale (51,3%) oppure a scuole paritarie a gestione privata (35%). Il tasso di compilazione totale è stato del 68,7%.
Per rispondere al questionario di Consultazione oltre il 50% delle scuole ha condotto una lettura collegiale del RAV Infanzia e ben il 17% circa ha proceduto ad un primo tentativo di compilazione.
Il 34.2% dei rispondenti ritiene che scopo del RAV Infanzia sia migliorare la qualità di tutte le scuole, il 25.7% pensa che lo scopo sia di monitorare il livello della qualità del sistema Scuole Infanzia in generale, mentre il 23,2% che sia di monitorare il livello della qualità delle singole scuole. Non trascurabile la percentuale di scuole (15.8%) che ritiene il RAV Infanzia strumento adatto ad aumentare la visibilità della scuola dell’infanzia nel sistema scolastico e anche all’interno di un IC.
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I commenti pervenuti dalle scuole chiedono approfondimenti, integrazione di indicatori, esempi concreti, come se ci fosse una sentita esigenza di professionalizzazione del settore per comprendere meglio cosa vuol dire promuovere concretamente la qualità in una scuola dell’infanzia. Alcune scuole chiedono esplicitamente di essere formate all’autovalutazione.
Riguardo alle attuali modalità di autovalutazione, due terzi delle risposte si dividono tra momenti di riflessione informale tra gli insegnanti (32.5%) e di riflessione formale, ma con strumenti non strutturati (32.9%). Una terza modalità raccoglie circa un quarto delle risposte delle scuole: si tratta dei momenti formali con strumenti strutturati (25,9%).
Il 96,9% delle scuole dichiara di utilizzare strumenti per documentare e valutare i progressi dei bambini nel passaggio dall’infanzia alla primaria. Tuttavia, per oltre il 58% dei casi si tratta di strumenti autoprodotti e non validati, da cui peraltro le scuole traggono informazioni da comunicare formalmente sia alle famiglie sia alle scuole primarie di destinazione.
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