La vicenda, riportata anche da questa testata, in merito ai rapporti di autovalutazione presenti su ScuolainChiaro, ha lanciato l’allarme sui RAV, sulla loro effettiva attendibilità e su un sistema, già approdato prima della 107/2015, che lascia più interrogativi che certezze al momento. Fra le domande più frequenti, c’è quella relativa ai controlli: Vengono verificati tali controlli? Chi lo fa?
A tal proposito, su Il Fatto Quotidiano, si prova a dare una risposta a tale domanda. Prima di tutto, bisogna ricordare che il sistema non è ancora a regime: nel 2016, sono iniziate le visite degli ispettori, che forniscono un punto di vista “esterno” e aiutano le scuole a predisporre delle azioni di miglioramento. A partire dal 2018/2019 (dal prossimo anno, dunque)è prevista la “rendicontazione sociale”, ovvero dei veri e propri bilanci, in cui gli istituti dovranno dare conto di quanto fatto nel corso del triennio, dei traguardi raggiunti o di quelli mancati. Lo scopo è quello di aiutare le scuole e l’amministrazione a comprendere i limiti e migliorare, ma allo stesso tempo, il rapporto dovrà essere un valido strumento per aiutare le famiglie a scegliere le scuole dei propri figli. Peccato, però, che a quanto pare i controlli non vengono effettuati. O quasi.
Niente controlli dei RAV
La legge 107, che ha completato la normativa in merito, ha previsto i nuclei di valutazione esterni per le scuole, ma purtroppo solo il 7% di istituti scelsero di adottare tali nuclei.
Pertanto, senza controlli specifici, il Ministero ha valutato la correttezza e coerenza dal punto di vista formale, senza entrare nel merito del rapporto. Così, nel 2016, iniziarono i giri delle scuole i nuclei di valutazione esterni. Ma la mancanza di risorse ha portato al momento solo 600 controlli su più 11 mila scuole, il 5% per intenderci.
Nessun obbligo di correggere i rapporti
Peraltro, gli ispettori esterni non sono tenuti a correggere i rapporti in caso di errori, ma a produrre dei giudizi presenti in alcuni documenti mai pubblicati. Risultato: il 95% delle scuole ha scritto finora quello che ha voluto e il restante 5% che hanno avuto l’ispezione, hanno mantenuto gli stessi errori, perché gli ispettori non possono intervenire.
Tutti bravi e attenti all’inclusione scolastica
Da qui, ecco la nascita dei dati dell’ultima rilevazione del 2016, che, descrizioni classiste a parte di alcuni licei, ha illustrato una situazione della scuola italiana non proprio veritiera: la maggioranza degli istituti si è auto-promossa in tutti i settori, dai risultati scolastici (67%) alle pratiche di inclusione (73%). Solo sulle prove Invalsi non si è potuto “bluffare”: quelle sono oggettive e dipendono dai risultati dei test.