A distanza di quattro mesi esatti, continua a riscuotere consensi l’appello, diffuso il 2 agosto scorso, da un gruppo di intellettuali, tra cui il professor Massimo Cacciari, Maurizio Pollini e Salvatore Sciarrino: l’ex sindaco di Venezia, già in passato molto duro con chi aveva introdotto riforme, a suo dire, a danno degli studenti, ha invitato tutti coloro che si ritengono degli intellettuali “ad opporsi al pensiero unico ed alla politica del rancore, che soffocano l’orizzonte italiano ed europeo”.
L’accusa
Tra le tante adesioni motivate all’iniziativa, abbiamo raccolto quella della professoressa Antonella Botti, secondo la quale “oggi non è più tempo di tacere, è tempo di prendere una posizione perché ogni esitazione potrebbe mettere a rischio le grandi conquiste culturali del secondo dopoguerra. La cooperazione internazionale, la democrazia, l’integrazione, la tolleranza non possono essere valori negoziabili”.
Poi, la docente esprime i motivi della condanna verso il Governo in carica: “Quello che maggiormente preoccupa – scrive la docente – non è il ristretto e circoscritto disegno politico di Salvini ma la constatazione dei consensi numerosi che colleziona, non è di Di Maio, che mi preoccupo e del suo serbatoio di voti “protestanti” ma la constatazione che la protesta sinistroide abbia consegnato il paese ad una destra becera e livida e che una larga fetta anche di intellettuali non si sia resa ancora conto che si è prostituita alla peggiore delle destre, non a quella progressista e europeista ma alla destra razzista e violenta di Salvini”.
“Ad una destra – continua – incapace di cogliere i segni del tempo, incapace di progettare un mondo di uomini in grado di vivere insieme pacificamente nella consapevolezza che ogni vero progresso raggiunge la sua pienezza col contributo di molti e con l’inclusione di tutti, seguendo l’insegnamento terenziano alla base della nostra cultura occidentale: “Homo sum humani nihil a me alienum puto”.
L’altro da sé come risorsa
La professoressa Botti dice di appartenere al mondo della formazione e di trovarsi “pertanto, in trincea a contatto con una generazione vivace, intelligente, elettronica e “veloce” che “vivendo in burrasca” rischia di precipitare nel baratro dell’indifferenza o, nel peggiore delle ipotesi, dell’intolleranza, dell’aggressività pericolosa e ignorante”.
“Questi stessi giovani, invece, meritano di essere salvati, meritano – continua – una cultura in grado di coniugare pathos e logos, una cultura che percepisca l ‘uomo come fine e non come mezzo, che consideri l'”altro da sè “una risorsa importante giammai una minaccia. Nell’età delle interconnessioni non c ‘è niente di più assurdamente anacronistico dei muri e dei silenzi colpevoli”.
Il fine ultimo è l’uomo
In conclusione, per l’insegnante “è solo nelle “diversità” che si può cogliere il vero senso della “bellezza” e l’essenza di un impegno costruttivo che non è mai discriminante ma sempre inclusivo, totalizzante e interdipendente”.
“Non è neanche questione di destra o di sinistra, di rosso o nero ma il problema è, soprattutto, di carattere culturale. La vera emergenza è quella di costruire un argine contro ogni forma di populismo, contro la xenofobia, contro i nuovi razzismi in nome di una società civile che riparta dall’UOMO, non prima dall’uomo Italiano, nè come in passato, prima dall’uomo della Padania ma dall’UOMO in quanto umanità”.
“È necessario – continua la docente – che in ogni campo sia politico che economico, culturale e sociale non si perda mai di vista l’uomo, la sua dignità, il suo inestimabile valore e, al di là di ogni faglia e filo spinato, lo si consideri il fine ultimo di ogni progetto”.
Perché gli intellettuali dovrebbero unirsi
Infine, la prof produce un appello agli intellettuali di tutto il mondo, compreso il corpo insegnante italiano: “unitevi, c’è molto da fare, a partire dalla formazione scolastica. Se uniti si costituirà una forza inarrestabile: la forza della cultura, la sola che possa costituire un argine autentico contro la deriva pericolosa del populismo e della miseria, principalmente di quella della mente e dello spirito”.
Molti italiani non la pensano proprio così
Ora, però molti cittadini italiani non sembrano pensarla allo stesso modo: gli ultimi sondaggi sui partiti italiani, se indicano il M5S in costante discesa, poco sopra al 20%, con oltre 10 punti percentuali in meno rispetto a pochi mesi fa, danno invece proprio la Lega guidata di Matteo Salvini ben oltre il 30% di consensi, che corrisponde a quasi il doppio dei voti ottenuti in occasioni delle ultime elezioni politiche.
Un dato, quest’ultimo, che deve far riflettere: soprattutto coloro che indicano nella diversità, nell’altro da sé, l’elemento chiave per ricondursi alla “bellezza” e alla realizzazione personale.
Moltissimi italiani, considerando l’ascesa di consensi per il leader leghista e vicepremier, la pensano evidentemente in modo diametralmente opposto a quegli intellettuali che chiedono unità d’intenti almeno all’interno della categoria.
A tal proposito, va ricordato che, attraverso Facebook, Matteo Salvini ha confermato la sua linea per il 2019: quella di aumentare le espulsioni e i rimpatri di migliaia di immigrati che non sono in Italia senza averne nessun diritto: allo stesso tempo, però si è detto “contento della testimonianza dei tanti immigrati che” in Italia “hanno trovato lavoro, che pagano le tasse, che mandano i figli a scuola”.