Il sistema di gestione dei docenti precari della scuola è fuori controllo: tanti interessi apparentemente contrapposti, di abilitati, abilitandi, specializzati e specializzandi, vincitori di concorso ecc. a vario titolo inseriti in graduatorie ed elenchi che molto complicano le aspettative e le possibili soluzioni ai problemi. È giunto quindi il momento di unire la fase concorsuale con quella formativa. A lanciare l’allarme sulla cattiva gestione delle centinaia di migliaia di supplenze che ogni anno si stipulano nella scuola italiana è la Uil Scuola. Il sindacato Confederale sostiene che è giunta l’ora di “rafforzare la professionalità e riconoscere status e funzione sociale”. E traccia, per superare l’attuale situazione di stallo, le operazioni che andrebbero adottate.
“Nell’ immediato – scrive l’organizzazione guidata da Massimo Di Menna – occorre orientare l’azione politica verso un meccanismo che preveda un totale cambiamento ed una fase transitoria di assorbimento del consistente precariato, aumentato a causa di scelte spesso confuse”.
L’obiettivo è impostare il reclutamento finalmente valorizzando “la specificità dell’esperienza scolastica con modelli che favoriscano il raccordo tra azione didattica e professionale, fondata sulla stabilità di organici funzionali e pluriennali, che diano continuità al servizio ed al progetto, cui devono corrispondere contratti a tempo indeterminato o, comunque, pluriennali”. Inoltre, andrebbe “mantenuto il meccanismo del reclutamento avviato dalla legge 124/1999, con cui l’accesso ai posti è suddiviso in parti uguali tra chi proviene dalle graduatorie ad esaurimento e dal concorso”.
A ancora: “va individuato un nuovo rapporto tra formazione iniziale e reclutamento secondo tempi e modalità di immediata corrispondenza tra le due fasi”. Per la Uil Scuola, in pratica, “vanno evitati i meccanismi che spostano impropriamente i costi a carico dei precari e dei giovani aspiranti insegnanti (già laureati) a vantaggio delle università”. Perché “il legame tra formazione iniziale e reclutamento si rafforza riconoscendo il ruolo delle reti di scuole, consentendo un uso flessibile delle risorse. La scuola è sede di elaborazione didattica e di ricerca educativa, quindi deve essere anche contesto formativo per i suoi operatori, a partire dalla formazione iniziale”.
Il sindacato ritiene quindi maturi per l’approvazione di un provvedimento normativo che modernizzi il sistema. “Ma occorre prevedere una fase concorsuale unica, abilitante e per le assunzioni. Con l’attuale sistema – sottolineano dalla Uil – un giovane laureato per accedere all’insegnamento deve superare una selezione che consente l’ammissione ad un percorso abilitante a pagamento (circa tremila euro) gestito dalle università, che grava finanziariamente sulle famiglie, superato ciò deve partecipare ad un altro concorso per essere assunto. Deve poi applicarsi in un anno di formazione ulteriore per la conferma in ruolo. Tranne l’ultima, le diverse fasi del percorso sono condotte fuori dalla verifica e dalla esperienza scolastica. Noi proponiamo un sistema più semplice: concorso ed abilitazione in un’unica fase con modello di accesso simile a quello della magistratura. La verifica, con attività di tutoraggio, va condotta a cura delle scuole, da parte degli insegnanti, per la durata di due anni”.
La proposta prevede anche una fase transitoria. Nella quale va comunque “garantito il precariato attraverso le attuali graduatorie ad esaurimento e riserva per le assunzioni per i nuovi abilitati, Tfa e Pas, con uguale valore delle abilitazioni”. Per la Uil, dunque, va assolutamente “evitato il protrarsi di una situazione che vede i docenti precari impegnati in una corsa all’ultimo punto per salire in graduatoria: una sorta di tassa sul precariato. Che i precari debbono pagare per frequentare corsi costosi, non sempre di qualità, la cui finalità è dare punti senza garantire un posto di lavoro”.
Non sappiamo se vedremo attuato uno scenario di questo genere. Di sicuro, però, la Uil Scuola lo presenterà al Miur. E lo porterà sul tavolo di discussione avviato a Viale Trastevere proprio per rivedere le norme sul reclutamento. Anche perché più di un punto – come il mantenimento della metà delle assunzioni da riservare ai precari inseriti nelle GaE o la valorizzazione delle scuole di rete – collima con le modifiche auspicate anche dal ministro Carrozza. Resta da capire se per la realizzazione del nuovo reclutamento sono maturi i tempi. Soprattutto quelli politici.