“Bisogna ponderare la questione dei tirocini, che devono essere fatti nelle nostre scuole con tutori adeguati, e il tema della pedagogia generale, insieme anche al tema di come si insegna una materia. Il fatto che un giovane si laurei in matematica non vuol dire che sappia insegnare matematica. Nei nostri corsi di laurea non c’è un percorso specifico su come si insegna la disciplina: non l’italiano ma come si insegna l’italiano, non la fisica ma come si insegna la fisica”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla Camera per riferire sullo stato di attuazione del Pnrr.
Una argomentazione che riprende quanto è stato trattato di recente, come abbiamo anticipato, da Andrea Gavosto, che ha sottolineato l’esigenza di passare da un modello sequenziale a un modello parallelo: “Da noi, almeno nella scuola secondaria, prima si studia la disciplina e poi solo in una seconda fase si studia la metodologia didattica e la pratica del tirocinio,” ma è un modello sequenziale che andrebbe sostituito con un modello parallelo, afferma Andrea Gavosto e spiega: “Io studio la disciplina e intanto entro nelle aule per verificare se sono portato per il mestiere dell’insegnante,” questo sarebbe il modello efficace su cui muoversi, per essere certi che i futuri insegnanti possano scoprire in tempo la propria vocazione o al contrario la propria mancanza di vocazione.
Sul tema il ministro conclude: “Dopo tanto tempo sta muovendosi una nuova attenzione sia dentro la scuola che attorno alla scuola come processo di riposizionamento della scuola”.
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