Abbiamo parlato dell’assemblea “Che ne sarà di noi?” del 31 maggio composta da studenti, docenti, precari della scuola e della ricerca e dottorandi, che ha analizzato il decreto sul nuovo reclutamento discutendo di alcune modifiche.
In generale, si legge sul comunicato Link – coordinamento universitario, “si chiede che il MIUR ponga fine all’incertezza relativa al FIT e alla fase transitoria di accesso al concorso-corso, promuovendo la definizione di un percorso chiaro e dignitoso per l’accesso all’insegnamento, che possa permettere a tutti e a tutte, a prescindere dalle condizioni economiche, di perseguire i propri obiettivi di vita”.
Requisito di accesso circa i 24 CFU
Il documento, fa leva soprattutto sui CFU da ottenere per accedere al FIT: “riteniamo che il requisito richiesto per l’accesso al FIT di 24 CFU in discipline antropo-psico-pedagogiche introduca numerose criticità, si legge sul comunicato, in primis di ordine generale: pensiamo infatti che i contenuti richiesti con questa certificazione oltre il titolo di laurea magistrale potranno essere acquisiti durante il primo anno del percorso triennale FIT, in modo del tutto analogo a quanto avveniva nei precedenti cicli di TFA e nelle scuole SSIS, che rapportati al FIT si sono svolti in un periodo di tempo anche più limitato. Inoltre, dato che insegnamenti nelle medesime discipline sono previsti anche nel percorso FIT, può risultare illogica la richiesta di acquisire precedentemente queste conoscenze: pensiamo esista la possibilità non remota che, soprattutto in prima applicazione della nuova normativa, il primo anno del percorso FIT altro non porti che ad una ripetizione di una parte degli stessi concetti acquisiti con i 24 CFU. In sostanza, non riteniamo che l’acquisizione dei suddetti requisiti sia una parte della formazione da accertare necessariamente prima dell’accesso al percorso per diventare insegnante. In secondo luogo pensiamo che questo requisito sia fortemente penalizzante per i laureandi e per i neo-laureati magistrali. Il rischio che indichiamo è principalmente legato alla nascita di un vero e proprio business per Università ed enti, pubblici e privati, che hanno possibilità di erogare questi CFU, poiché sarebbero migliaia i soggetti interessati ad acquisire questi 24 CFU nel corso del prossimo anno accademico. Viste le motivazioni su esposte, chiediamo quindi che almeno l’erogazione di questi 24 crediti formativi universitari necessari agli aspiranti insegnanti per partecipare al FIT possa avvenire per tutti gratuitamente presso le università. Alternativamente, in assenza delle risorse economiche necessarie a erogare questo servizio, chiediamo che si effettui una modifica alla legge 107 per eliminare tale requisito di accesso al concorso. Infine crediamo che sia un errore corrispondere un punteggio aggiuntivo a coloro che conseguono 12 CFU in aggiunta ai 24 previsti (come indicato dall’art. 3, c. 7 del Decreto), in quanto ciò incentiverebbe tutte le ulteriori implicazioni negative già precedentemente descritte”.
Acquisizione dei 24 CFU
“Per garantire l’acquisizione gratuita dei 24/36 CFU in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche chiediamo: che venga prevista per i laureati in possesso di laurea magistrale l’iscrizione gratuita ad un semestre che eroghi tali corsi; che gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale e laurea magistrale possano acquisire i 24/36 CFU in discipline antropo-psico-pedagogiche e in tecnologie e metodologie didattiche come esami di profitto extracurriculari; che gli studenti che scelgano di conseguire i 24/36 CFU come esami di profitto extracurriculari beneficino di un semestre ulteriore di iscrizione gratuita. Riteniamo inoltre necessario garantire a dottorandi, assegnisti e borsisti di ricerca la possibilità di conseguire gratuitamente 24 CFU durante lo svolgimento del corso di dottorato/assegno di ricerca/borsa di ricerca. Crediamo infine che sia necessaria una fase transitoria che preveda per tutti coloro che si laureano o si siano laureati prima dell’a.a. 2018/2019 una rosa di SSD più ampia di quella che sarà prevista a regime, includendo ogni settore scientifico disciplinare delle quattro aree indicate nella legge”.
Fase transitoria
Ecco invece le proposte che riguardano la Fase Transitoria: “riteniamo necessario un progressivo allargamento dell’organico nazionale e la riduzione del numero di alunni per classe, seguendo una logica perfettamente opposta a quella delle ultime riforme (Legge Gelmini e Legge Fornero, ad esempio), così da permettere, da un lato, il graduale assorbimento nei ruoli in tempi molto più rapidi sia per quanto riguarda i docenti già “in possesso di titolo abilitante all’insegnamento nella scuola secondaria o di specializzazione di sostegno per i medesimi gradi di istruzione” (art. 17, c. 3) sia per coloro iscritti in GAE, dall’altro aumentando il numero di posti in ruolo destinati a tutti coloro che, senza abilitazione, abbiano iniziato a lavorare nella scuola o neolaureati aspettino da anni un percorso certo di abilitazione. Infine, data la lunghezza del percorso triennale di FIT, crediamo sia auspicabile garantire una semplificazione dello stesso per coloro che hanno avuto esperienze lavorative nelle scuole”.
Rappresentanza dei corsisti
“Riteniamo positiva la previsione di rappresentanze dei corsisti negli organi collegiali delle scuole di specializzazione, riteniamo però fondamentale garantire una rappresentanza dei corsisti anche nella Conferenza nazionale per la formazione iniziale e l’accesso alla professione docente e negli eventuali organi regionali che verranno definiti per il monitoraggio dei percorsi FIT. Riteniamo inoltre necessario garantire a tutti i corsisti diritto di voto per l’elezione della propria rappresentanza in Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari”.
Aspetti economici del percorso FIT
Fra le altre polemiche, nelle scorse settimane ha trovato posto anche la retribuzione dei docenti durante il percorso FIT: “riteniamo la retribuzione, stimata da Camera e Senato in circa 400 euro mensili, troppo esigua, a partire dal primo anno, quando il tirocinante deve presumibilmente uscire dal nucleo familiare. Riteniamo necessario adeguare tale retribuzione per permettere già da qui l’indipendenza economica del tirocinante rispetto alla sua famiglia. Pertanto lo stipendio del primo e del secondo anno dovrebbe essere equiparato a quello del terzo, come previsto da CCNL.
Del resto i primi due anni di contratto sono paragonabili ad una scuola di specializzazione: chiediamo pertanto che sia previsto per i corsisti FIT l’accesso ai benefici del diritto allo studio universitario, come già accade per le comuni scuole di specializzazione. L’accesso a tali benefici deve essere garantito anche per gli studenti e i neolaureati che manifesteranno la volontà di conseguire i suddetti 24 CFU prolungando il proprio periodo di studi, sia pre sia post lauream. E’ altrettanto necessario assicurare un rimborso spese per i corsisti che saranno costretti ad effettuare spostamenti rispetto al loro luogo di residenza per partecipare alle attività del FIT.
Basta incertezze
“Nonostante riteniamo ci siano stati dei notevoli avanzamenti nella definizione di questo nuovo modello di accesso all’insegnamento, crediamo sia necessario fare immediatamente chiarezza sui punti ancora incerti della delega, dal momento che non è possibile aspettare oltre per definire gli aspetti sopracitati. I precari, i dottorandi, i laureandi ed i neolaureati non possono più rimanere nella costante incertezza che li attanaglia da troppi anni, soprattutto poiché un sistema di abilitazione manca ormai da più di due anni e le graduatorie continuano a riempirsi man mano che passa il tempo. Decine di migliaia di studenti e precari vivono oggi nell’incertezza di sapere quali esami dovranno conseguire e come dovranno conseguirli per poter accedere al FIT, quando effettivamente verrà bandito il primo concorso, quale retribuzione li attenderà”.
Adesso si attendono le prossime settimane per capire intanto quando verrà pubblicato il decreto in cui il Miur spiegherà nel dettaglio come si svolgeranno le operazioni del nuovo reclutamento docenti, e se ci saranno alcune modifiche rispetto ai dettami del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri.
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