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Reclutamento, diplomati magistrale e disparità Sud-Nord: Unione Mediterranea chiede incontro al Ministro

La scuola nello specifico del reclutamento del personale docente è sicuramente il capitolo che più degli altri, negli ultimi anni è diventato difficile dibattere sia da parte di chi legifera e sia di chi dall’altro lato attende decreti di soluzione alla questione
lavorativa.
La divisione tra fasce o graduatorie di insegnamento non ha ostacolato il normale scorrere delle attività didattiche e se pur con difficoltà e con speranze talvolta disilluse la parvenza di normalità lavorativa ha condotto migliaia di docenti a prestare servizio
nelle scuole di tutta la penisola, pur ammettendo una nota di difficoltà maggiore nelle regioni del Sud dove molte insegnanti di seconda fascia e terza stentano ad avere un contratto annuale.
Il recente problema venutosi a creare dopo la sentenza del C.d.S.
del 20 dicembre 2017 ha gettato nello sconforto molte maestre e maestri , le loro rispettive famiglie e i loro figli. Ma il male sommerso, quello invisibile, quello spesso taciuto è la mancanza di considerazione, da parte di tutte le bozze di proposte fino ad ora pervenute, della disparità geografica tra il Nord e il Sud del Paese.

La distribuzione dei contratti di lavoro nelle istituzioni scolastiche fatta in modo iniquo apre ad uno scenario di ingiustizie
unico in tutta Europa.
Infatti è facile trovare un supplente con incarico a tempo determinato iscritto in seconda fascia in Emilia o in Lombardia ed è assolutamente improbabile trovare un collega con lo stesso punteggio e con le stesse caratteristiche in Puglia ad esempio; anzi è addirittura facile che il docente con meno punteggio prenda un incarico al 30 giugno al Nord e che uno con un maggiore punteggio riesca a fare almeno delle supplenze saltuarie al Sud, sperando magari in una assenza per malattia del collega di ruolo.
Siccome il principio fondamentale di questa Repubblica si fonda sulla verità storica, politica e intellettuale del lavoro allora è cosa buona e giusta pretendere dallo Stato che il diritto al lavoro abbia la stessa valenza al Sud quanto al Nord.
Ci ritroviamo invece nella situazione in cui a 2 anni dal concorso 2016 per le cdc primaria ed infanzia le regioni Puglia, Calabria, Campania e Sicilia con graduatorie di merito completamente ferme ( nella regione Puglia per esempio la gm si è mossa di
soli 75 posizioni a fronte di un bando che prevedeva 979 posti da ripartire in 3 anni, quindi a conti fatti il primo anno la graduatoria sarebbe dovuta scorrere di 333 posizioni) contro le regioni Emilia, Lombardia, Piemonte e Veneto che hanno una graduatoria di merito quasi esaurita ormai salvo per poche decine di vincitori da
stabilizzare per settembre 2018. Il rischio che ne deriva è chiaro anche ai non addetti ai lavori: restare inchiodati in un’altra sottospecie di gae dall’infinita peregrinatio in cui versano i vecchi vincitori del ’99 diventati ormai invisibili in quel limbo dantesco.

Riequilibrare questo disordine non è complicato se ci si mette nella condizione di legiferare un decreto previo incontro con le parti interessate le quali sono vittime della loro stessa rivendicazione di diritto(acquisito o in essere che sia). La necessità di un decreto è quanto mai prioritaria sia per poter garantire un nuovo anno scolastico regolare sia per appianare le lotte intestine alla categoria docenti.
Pertanto preso atto delle difficoltà e delle possibili e alquanto inevitabili ingiustizie, chiediamo la lettura della nostra proposta per il rilancio di in reclutamento equo e giusto in ordine ai diritti dei lavoratori e delle utenze.

SI PROPONE

-La riapertura delle GAE almeno per l’aggiornamento del punteggio degli inseriti a pieno titolo e la possibilità di scegliere una nuova provincia;

-la stesura di una graduatoria aggiuntiva alle GAE e alle GM che potremmo chiamare GDM (graduatoria diplomati magistrale) formulata in base a titoli e servizi, garantendo il punteggio del servizio equivalente a 12 punti per annualità di servizio sia su posto comune che sul sostegno; 3 punti per laurea triennale e 5 per laurea specialistica sia  essa SFP o altra tipologia di laurea; 5 punti per superamento di concorso e 3 per titoli vari e/o master. L’iscrizione in questa graduatoria non comporta l’esclusione da altre, avviene in maniera facoltativa e il candidato può scegliere la regione anche diversa da quella in cui è inserito in altre graduatorie. La scelta libera nella preferenza di provincia
o di regione offre la possibilità di lavoro a chi risiede in territori in cui scarseggiano i posti ( sia per desertificazione demografica e calo delle nascite sia per restringimenti del Mef )e allo stesso tempo dà garanzia di regolare attività didattica in quelle regioni
in cui le graduatorie sono esaurite o quasi. Tuttavia si invita il governo a trovare una soluzione che permetta lo scorrimento delle GAE e delle GM di Puglia, Calabria, Campania e Sicilia che sono affollate da circa un decennio e che quindi possa garantire
una situazione scolastica e lavorativa decorosa di questi territori;

-la mobilità volontaria e consapevole ai vincitori di concorso 2016, che nelle suddette regioni sono costretti in una graduatoria asfissiante da una attesa forzata, verso regioni più favorevoli pur reinvitando il governo a pensare ad interventi che favoriscano il
lavoro nella propria terra per ovviare al fenomeno di migrazione da un lato e di discontinuità didattica dall’altra di fronte alle richieste di ricongiungimento familiare;

-adeguamento di numero di alunni per classe e quindi riportare l’indice del rapporto alunni/docenti nelle regioni meridionali al fine di ripristinarlo alla media nazionale. E’ dimostrato infatti che ad esempio nella regione Puglia questo valore numerico è il più
alto rispetto alla media nazionale e che un suo adeguamento aprirebbe a circa 2600 cattedre tra primaria ed infanzia(dati in possesso del Miur a maggio scorso). Un intervento di questo tipo consentirebbe lo scorrimento delle graduatorie anche nelle
regioni meridionali e lavoro dunque a chi ha ogni requisito d’accesso per la pubblica amministrazione ma ne viene penalizzato nel diritto a causa della disomogeneità geografica delle risorse;

-La tutela dei diritti degli studenti meridionali tramite l’attuazione del tempo pieno nella scuola primaria così come è ormai in più che sperimentata fase al Nord. Questo fungerebbe da motore economico per tutto il territorio del Sud che godrebbe di tutti i
servizi ad esso annessi come ad esempio la nascita delle cooperative per la mensa;

-attenzione massima all’unico ordine di scuola completamente dimenticato dal maxi piano assunzionale 2015 di Renzi: la scuola dell’infanzia. Nelle GAE infanzia a pieno titolo ci sono poco più di 18 mila maestre che attendono la loro cattedra dal lontano
1999 anno in cui molte si approcciarono al concorso abilitante per l’insegnamento nonostante il diploma magistrale fosse già riconosciuto abilitante a tale compito, tant’è che l’esclusione dalle gae è avvenuta poiché l’iscrizione sarebbe dovuta avvenire
entro il 2007. Il potenziamento per la scuola dell’infanzia garantirebbe due risvolti positivi: l’assunzione di quelle poche migliaia di persone ancora in graduatoria ed un migliore servizio educativo ai bambini e alle bambine. Una unità per plesso basterebbe ad assicurare assunzioni a chi ha diritto e continuità nei casi di assenza del personale.
Alla luce delle richieste da parte dei sindacati, delle associazioni di categoria, dei vari movimenti politici auspichiamo che questa nostra proposta possa essere dibattuta e valutata per un confronto con le parti, al fine ,di elaborare insieme a chi di competenza, sedendoci ad un tavolo tecnico, un decreto che favorisca i diritti di tutti e che sia di superamento per le disuguaglianze subite troppo spesso dalla forza lavoro del Sud.

Luigina Favale Coordinatrice Nazionale U.M.

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