Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende manifestare alcune criticità relative all’esame delle procedure per il reclutamento del personale di ruolo e supplente.
Accedere alla professione di docente non ha mai comportato vie brevi. Ogni docente ha vissuto anni di precariato, lavorando lontano da casa e dagli affetti ma ha sempre potuto contare su un piano di accesso al ruolo, con concorsi periodici e avvicinamento alla residenza in tempi ragionevoli.
Tuttavia, da una decina d’anni a questa parte, assistiamo ad un corto circuito del sistema di gestione del personale della scuola, sia per l’incidenza dei pensionamenti di tutti gli assunti negli anni ottanta, sia per l’aumento degli studenti della scuola secondaria di secondo grado.
L’effetto è stato la precarizzazione della professione del docente, anche quello di ruolo.
Se infatti un docente di ruolo può vantare una stabilità contrattuale non sempre può vantare anche condizioni di vita ed economiche stabili.
Ne sanno qualcosa i milioni i docenti di ruolo che vivono in condizioni di vita ed economiche precarie a causa dei mancati trasferimenti che li costringono ad insegnare anche a 1000 km di distanza da casa e a sostenere affitti e costi di trasporti esosi a parità di stipendio, riuscendo a stento ad arrivare a fine mese.
Precari e docenti in attesa di trasferimento hanno mostrato attaccamento alla scuola italiana in un momento di difficoltà mai vissuto fino ad ora, come è stato il lungo periodo di lockdown a causa del Covid-19.
Senza strumentazioni e preparazione informatica, lontani da casa, senza la possibilità di potersi avvalere del Bonus docenti, con contratti prossimi alla scadenza si sono rimboccati le maniche e hanno garantito “la normalità dell’istruzione” che nel terrore generale della pandemia era un faro di luce e di speranza per tutto il Paese, già duramente colpito dalla catastrofe economica.
Gli stessi, come ogni anno a giugno, hanno consegnato alla società i ragazzi maturi dopo un improvvisato e convulso Esame di Stato.
È impensabile continuare di farli lavorare lontani dalle famiglie, è impensabile autorizzare i docenti precari agli Esami di Maturità e poi continuare a ribadire che sono monchi di abilitazioni per insegnare ed avere la stessa dignità dei colleghi di ruolo.
Tutto questo è un controsenso ingiusto e triste che offende e intacca profondamente l’amore per la scuola e la scuola stessa.
L’attuale Governo ha la possibilità di rimettere ordine, equità e parità di trattamento tra le diverse categorie dell’organico e di ridurre il precariato della scuola pubblica; tuttavia le recenti disposizioni rischiano di andare in altra direzione.
Se da un lato si può esprimere vivo apprezzamento per l’avvio dei concorsi per il ruolo e per il riordino delle graduatorie con la creazione delle GPS (graduatorie per le supplenze) a gestione unica provinciale e dell’anagrafe nazionale dei docenti, utili ad accelerarne i tempi di assegnazione delle cattedre ai supplenti a tutela del diritto allo studio sin dal primo giorno di scuola, dall’altro vi sono ulteriori disposizioni contenute nei bandi dei concorsi e nell’ordinanza MIUR sulle procedure di istituzione delle graduatorie provinciali e d’istituto che suscitano non poche perplessità e che rischiano di destare discriminazioni e iniquità tra lavoratori, con destabilizzazioni sociali preoccupanti.
Rileviamo criticità nell’aver:
– messo a concorso posti nelle regioni del sud su classi di concorso bloccate da anni in cui prestano servizio docenti di ruolo esodati dalla legge 107/2015 che, nonostante il decorso del termine di blocco delle mobilità, non hanno ancora ottenuto trasferimento per avvicinamento alle rispettive residenze e che ora vedono assegnati i posti vacanti per le medesime classi di concorso alle nuove reclute del concorso straordinario e ordinario. Caso eclatante è quello della classe di concorso A046 – discipline giuridiche ed economiche per cui i posti al sud sono maggiori che in molte regioni del centro nord nonostante le continue richieste di trasferimenti;
-escluso i docenti precari con servizio esclusivo sul sostegno dal concorso straordinario per i posti sul sostegno;
– previsto un concorso straordinario per esami complesso e di non breve definizione;
– modificato con l’ordinanza 60/2020 Miur, a pochi giorni dalla riapertura delle graduatorie, la valutazione dei titoli per le graduatorie provinciali per le supplenze, vanificando tre anni di scelte formative dei docenti in servizio senza specificare la palese e ingiustificabile disparità di trattamento tra gli aspiranti che sarebbe derivata dal mantenimento della precedente tabella di valutazione dei titoli: talvolta riducendo il punteggio (es. master universitari specifici per l’insegnamento, scuole di specializzazione post universitaria, titoli informatici); talvolta avvalorando titoli non strettamente attinenti alla formazione del docente della scuola primaria e secondaria (es. assegni di ricerca), con l’effetto di aumentare il precariato della scuola implementandolo col precariato universitario;
– ammesso nella seconda fascia delle GPS della scuola primaria, ai sensi dell’art. 3 comma 5 lettera b ord. 60/2020 Miur, gli studenti che nell’anno accademico 2019/2020, risultano iscritti al terzo, quarto o al quinto anno del corso di laurea in Scienze della Formazione primaria, avendo assolto, rispettivamente, almeno 150, 200 e 250 CFU entro il termine di presentazione dell’istanza, seppur privi del titolo di accesso alla classe di concorso, con prelazione rispetto ai docenti non abilitati che lavorano nella primaria da anni con contratti a termine e con l’effetto di sovraccaricare le strutture scolastiche di un vero e proprio onere di formazione degli studenti universitari piuttosto che giovarle di un supporto professionale alla didattica;
– disposto con l’art. 12 comma 9 dell’Ord. 60/2020 Miur che gli aspiranti che abbiano rinunciato a una proposta di assunzione non hanno più titolo a ulteriori proposte di supplenze per disponibilità sopraggiunte relative alla medesima graduatoria o a posti di sostegno per il medesimo anno scolastico, senza specificare se la proposta venga fatta per uno specifico ed esclusivo posto oppure per tutti i posti disponibili in provincia al momento della chiamata del docente, lasciando un’eccessiva libertà di interpretazione.
– previsto, nella bozza dell’approvando nuovo Decreto Rilancio, i licenziamenti senza diritto ad alcun indennizzo dei docenti assunti per le supplenze temporanee in caso di nuovo lockdown, violando gli art. 3, 4, 38 della Costituzione e gli stessi principi emergenziali con cui il Governo ha sostenuto i lavoratori italiani durante questa emergenza, tra cui il divieto di licenziamenti collettivi ed individuali per giustificato motivo oggettivo riconducibile all’emergenza sanitaria (l’art. 46 DL 17 marzo 2020 n. 18 Cura Italia, convertito nella legge n. 27/2020 e art. 80 del DL 19 maggio 2020 n. 34 (Decreto Rilancio).
Ogni decisione presa in questi giorni dal Ministero dell’Istruzione, e dall’intero Governo, comporta straordinarie responsabilità verso l’intera società italiana attuale e futura perché incide sulla scuola, su milioni di studenti e sulle 200.000 famiglie dei docenti precari. Vista la portata dell’impatto occupazionale, parliamo di scelte di benessere sociale che devono tendere a garantire giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro, la protezione contro la disoccupazione e la lotta alla povertà.
Per risolvere la cronica carenza di personale docente della scuola riteniamo che si debbano valutare dei correttivi che possano conciliare il diritto all’istruzione degli alunni, la sicurezza sanitaria di alunni e del personale della scuola, il diritto al lavoro, il diritto a condizioni dignitose di lavoro e l’ordine sociale.
Il CNDDU propone:
– il riconoscimento dell’abilitazione sulla materia dopo tre anni di servizio sul medesimo insegnamento, come riconosciuto anche dalle pronunce del Consiglio di Stato sez IV n. 4167 del 2020 e n. 7789 del 2019, nonché dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 130/2019 del 28 maggio 2019, che hanno tutte ritenuto che <<per selezionare le migliori e più adeguate capacità rispetto all’insegnamento ciò che rileva è l’avere svolto un’attività di formazione orientata alla funzione docente, che abbia come specifico riferimento la fase evolutiva della personalità dei discenti e che tale funzione esige la capacità di trasmettere conoscenze attraverso il continuo contatto con gli allievi, anche sulla base di specifiche competenze psico-pedagogiche>> e in coerenza con l’affidamento sulle abilità dei docenti precari che lo stesso Miur ha dimostrato con i contratti annuali e con gli incarichi di commissari d’ esami di stato;
– la copertura dei posti disponibili con le mobilità dei docenti immessi in ruolo con i precedenti concorsi, sbloccando le mobilità verso il sud dei docenti esodati della legge 107/2015 e incrementando le nuove assunzioni al nord con effetto positivo sulla condizione dei lavoratori e sulle chance occupazionali e sulla continuità didattica con i nuovi docenti in ruolo;
– previsione di un docente della classe A046 – discipline giuridiche ed economiche in ogni scuola secondaria di primo e secondo grado, compresi i licei, per potenziare l’insegnamento dell’educazione civica, che non può prescindere dalla presenza di almeno un docente di diritto non surrogabile con contributi esterni da parte di associazioni di professionisti, al fine di sbloccare la classe di concorso in esubero e ingiustamente penalizzata con esigui posti inseriti nei bandi;
– per i restanti posti, l’assunzione per concorso straordinario dei docenti che abbiano svolto 3 anni o più di servizio specifico;
-la riformulazione del concorso straordinario come concorso per titoli e servizi da definirsi in tempi brevissimi, come già fatto dal 1973 ad oggi in tutte le situazioni di straordinaria esigenza di stabilizzazione;
– prevedere un percorso riservato che consenta a tutti i docenti che abbiano maturato tre o più anni di servizio su sostegno di specializzarsi e abilitarsi, avvalorando così la formazione sul campo e l’esperienza acquisita in classe e prevedendo l’accesso al ruolo al termine del percorso;
-predisporre, sin dal prossimo anno, un sistema stabile di reclutamento che valorizzi maggiormente il servizio reso con successo nelle aule con periodici accessi al ruolo per garantire il ricambio generazionale del corpo docente, tenendo in considerazione tutti i docenti ad oggi precari che non hanno ancora maturato 3 anni;
-una revisione del regolamento con rideterminazione della valutazione dei titoli validi per l’inserimento delle GPS e graduatorie di Istituto, avvalorando maggiormente il servizio reso nelle aule scolastiche, la formazione specifica sull’insegnamento (master e diplomi di perfezionamento), i diplomi di specializzazione pluriennali e le certificazioni informatiche;
– privilegiare nell’assegnazione delle supplenze della scuola primaria il personale precario in servizio;
Tutte queste proposte sono in linea con il dettato costituzionale dell’art. 97 perché, come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza 130/2019, si << ritiene rispettato il requisito del pubblico concorso, di cui all’art. 97, terzo comma, Cost., ove l’accesso al pubblico impiego avvenga per mezzo di una procedura aperta, alla quale possa partecipare il maggior numero possibile di cittadini. La stessa deve essere, inoltre, di tipo comparativo, ossia volta a selezionare i migliori fra gli aspiranti. Infine, deve trattarsi di una procedura congrua, che consenta di verificare la professionalità necessaria a svolgere le mansioni caratteristiche, per tipologia e livello, del posto di ruolo da ricoprire (sono richiamate le sentenze n. 225 del 2010 e n. 293 del 2009)…Le eccezioni alla regola del pubblico concorso, oltre che rigorose e limitate, devono comunque prevedere adeguati accorgimenti idonei a garantire la professionalità del personale assunto (sentenza n. 149 del 2010) e rispondere ad una «specifica necessità funzionale» dell’amministrazione, ovvero a «peculiari e straordinarie ragioni di interesse pubblico» (sentenza n. 293 del 2009)>>.
L’inclusione dei lavoratori mantenuti precari per volontà politica pluriennale è un dovere sociale e umano del Governo e del Nostro Paese.
Sono tante le voci che da ogni ambito, ogni giorno, si levano in supporto ai docenti della scuola italiana. Noi oggi scegliamo le parole di Dacia Maraini, una straordinaria poetessa e scrittrice che parlando della crisi dell’istituzione scolastica è riuscita a cogliere in pieno lo spirito di sacrificio e le innumerevoli difficoltà che oggi caratterizzano il nostro lavoro.
“Ma esiste una rete di insegnanti preparati, dediti alla propria missione, che reggono sulle loro spalle la Scuola, come la leggenda racconta che fece un certo Cola Pesce che era bravissimo a recuperare le cose perse nel mare. Andava, raccoglieva e portava a galla. Ma un giorno non tornò: Cola aveva scoperto che una delle tre colonne su cui si reggeva l’isola era spezzata e lui decise di rimanere immerso per tenerla su. Così fanno i nostri bravi insegnanti, pagati poco, e senza più autorità riconosciuta, per tenere su la Scuola.”
Non lasciateci in fondo al mare. Non lasciateci da soli.
Ci rendiamo disponibili per un confronto sul tema.
Veronica Radici/Rosa Manco – CNDDU
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