Nella serata del 24 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del PNRR che nei prossimi giorni sarà portato in Parlamento per la sua approvazione definitiva.
In linea generale, per quanto riguarda scuola, università e ricerca, non ci sono modifiche importanti rispetto al testo della bozza che già si conosceva.
Le somme stanziate sono sempre le stesse e cioè poco meno di 32 miliardi di euro per interventi su edilizia, asili nido, servizi per l’infanzia, digitalizzazione, istruzione tecnica e professionale oltre che per ricerca e sistema universitario.
Il capitolo sul reclutamento è stato invece cambiato all’ultimo istante, forse durante la stessa riunione del Governo.
L’ultima bozza nota, diversa ancora da quelle di venerdì e con una numerazione delle pagine modificata, parlava di semplificazione delle attuali procedure di concorso pubblico con una procedura di questo genere: “sulla base della valutazione dei titoli culturali e di servizio e dello svolgimento di una prova computer based si forma una graduatoria per coprire tutti i posti vacanti e disponibili”.
“Per i vincitori immessi nelle cattedre si avvia, quindi, un anno di formazione on the job e prova finale, il cui superamento determina l’immissione in ruolo a tempo indeterminato. La prova conclusiva è di tipo idoneativo affinché l’insegnante venga confermato nel posto in cui è stato immesso, dovendo permanerci per almeno un triennio. Il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022”.
Adesso il testo appare decisamente più stringato: “L‘attuale sistema di reclutamento degli insegnanti richiede una revisione finalizzata a poter coprire, con regolarità e stabilità, le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo. Tale misura ha l’obiettivo strategico di comportare un significativo miglioramento della qualità del sistema educativo del nostro Paese che non può non passare attraverso un innalzamento delle professionalità del personale scolastico”.
Resta però fermo che “il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022”.
Un cambiamento così importante e, soprattutto, fatto a ridosso della seduta della riunione del Consiglio dei Ministri (o forse addirittura durante la stessa riunione) sta ad indicare forse che – su questa materia – nella maggioranza di Governo le idee non sono propriamente chiarissime e neppure troppo condivise.
Aver cancellato proprio la parte che descriveva la procedura concorsuale significa probabilmente che nella maggioranza si stanno fronteggiando due linee diverse.
A questo punto non resta che aspettare il passaggio al Senato del decreto legge 44 che – all’articolo 10 – parla proprio della riforma dei concorsi pubblici. Nei prossimi giorni il confronto-scontro si sposterà in Parlamento e capiremo meglio come si concluderà la vicenda.
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