Il percorso della riforma del reclutamento non è ancora iniziato e già si presentano i primi ostacoli.
Nella giornata del 12 aprile il ministro Patrizio Bianchi ha incontrato le forze politiche e le organizzazioni sindacali riscuotendo pochissimi consensi e molte perplessità se non addirittura posizioni contrarie.
Nel confronto con i parlamentari delle Commissioni Cultura di Camera e Senato il Ministro è stato piuttosto risoluto ed ha sottolineato con forza che la riforma va fatta assolutamente entro la fine di giugno come ad accordi già presi con l’Unione europea.
Il mancato rispetto di questo termine potrebbe persino mettere a rischio l’erogazione dei fondi del PNRR riferiti alla scuola.
In conclusione Bianchi ha chiesto alle forze politiche di esprimersi al più presto (si dice addirittura entro 24-48 ore) sulla proposta in modo da poter portare la bozza del provvedimento al Consiglio dei Ministri per l’adozione di un decreto da convertire in legge entro fine giugno.
Pare che il metodo non sia piaciuto per nulla.
Il M5S ha già preso una posizione ufficiale di cui diamo conto in altro articolo.
E neppure i sindacati mostrano di apprezzare metodo e contenuti.
“Sul reclutamento – commenta Flc-Cgil -l’incontro ha visto l’illustrazione estremamente sintetica di tre slide che hanno schematizzato la riforma. Nessun testo di legge è stato presentato, quindi le caratteristiche della proposta rimangono complessivamente molto fumose. Il principale problema del modello proposto riguarda, per quello che possiamo intuire, l’assenza totale di un collegamento tra formazione e accesso all’assunzione a tempo indeterminato”.
“Sulla carriera dei docenti – prosegue il sindacato di Francesco Sinopoli – il Ministro Bianchi ha illustrato l’introduzione di un nuovo sistema da realizzare con il decreto: una proposta indecente che la FLC CGIL ha subito rigettato come irricevibile. Siamo di fronte infatti, alla solita invasione delle materie contrattuali dove, senza peraltro parlare di risorse, si vorrebbe introdurre per legge, saltando il tavolo negoziale, una serie di misure come accelerazione di carriera e formazione per il cosiddetto middle management e l’introduzione di nuove figure professionali”.
A questo punto è possibile che Bianchi prenda tempo e decida di abbandonare l’idea di affidare ad un decreto legge la riforma del reclutamento che potrebbe invece essere portata avanti con un disegno di legge ordinario. Ma, in tal caso, è molto difficile che la riforma possa essere approvata entro la fine di questa legislatura: non dimentichiamo che a settembre dovrà iniziare a parlare di legge di bilancio, mentre subito dopo si entrerà in piena campagna elettorale. I tempi insomma non sembrano favorevoli a questa ipotesi.