Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, risponde oggi, mercoledì 3 maggio, a interrogazioni sulle iniziative volte al contrasto del fenomeno dell’abbandono scolastico, con particolare riferimento alle regioni del Mezzogiorno, anche in relazione alla riorganizzazione scolastica e alle implicazioni derivanti dal progetto di autonomia differenziata (Amato – M5S); sui tempi di attuazione del Piano per la semplificazione nel settore della scuola (Foti – FDI); sulle iniziative per il raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di asili nido e per l’attuazione delle disposizioni del Family Act relative ai servizi educativi (Bonetti – Azione–IV–RE); sulla procedura di reclutamento dei docenti prevista dal decreto-legge n. 44 del 2023, nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Molinari – Lega).
Il question time prevede anche l’intervento dei ministri Luca Ciriani, Adolfo Urso e Antonio Tajani. La diretta inizierà alle 15 e l’intervento del ministro Valditara è previsto intorno alle ore 15.30.
Amato – M5S
Da notizie di stampa si apprende che il Ministro interrogato ha dichiarato che quella dei docenti tutor «è una prima tappa importante» per combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico e che «lancerà più avanti un’Agenda Sud»; Si apprende, altresì, che il Ministro interrogato ha chiesto all’Invalsi di organizzare un gruppo di esperti per lanciare una grande sfida contro la dispersione scolastica e l’assenza di competenze alla fine del percorso scolastico; il problema della dispersione, secondo il Ministro interrogato, è più evidente nel Mezzogiorno «probabilmente per questioni di carattere sociale. Lanceremo una “Agenda Sud” in 150 scuole con interventi che andranno dal numero dei docenti per classe alla motivazione anche stipendiale: chi lavora in aree disagiate o di frontiera deve avere una valorizzazione anche dal punto di vista economico. Già oggi ci sono docenti che con coraggio e determinazione si dedicano a situazioni difficili in contesti difficili» (Ansa 6 aprile 2023); Per gli interroganti appare, inoltre, urgente reperire risorse adeguate a garantire il diritto all’istruzione per tutte le bambine e i bambini, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud e assicurare la costruzione di una scuola realmente inclusiva, che coinvolga tutti gli alunni, con particolare attenzione agli alunni in situazioni di disagio socio-economico ovvero ai bambini con disabilità, introducendo strumenti di supporto indirizzati alle famiglie, quali la garanzia del tempo pieno, l’implementazione dei servizi di mensa scolastica, la gratuità dei libri di testo e dei servizi di trasporto; La norma contenuta in legge di bilancio per il 2023 sul cosiddetto dimensionamento scolastico avrà come conseguenza un taglio di sedi e di organico che graverà, in maniera particolare, proprio sul Mezzogiorno; regioni come Campania, Sicilia, Calabria e Sardegna sono quelle più penalizzate dai tagli e anche quelle più fragili per ciò che riguarda il fenomeno degli abbandoni. Se nella «Agenda Sud» non ritenga indispensabile, al fine di risolvere il fenomeno dell’abbandono scolastico, adottare iniziative volte a rivedere innanzitutto le disposizioni sulla riorganizzazione scolastica e sul conseguente dimensionamento che incide soprattutto sulle scuole del Sud, anche alla luce dei rischi e delle criticità che potrebbero derivare dalla controversa riforma dell’autonomia differenziata da riconsiderare integralmente, con particolare riguardo al sistema di istruzione, che deve mantenere i caratteri di uniformità ed eguaglianza su tutto il territorio nazionale.
Amato ha replicato portando all’attenzione la questione dei cosiddetti docenti “ingabbiati”.
Foti – FDI
Uno degli ostacoli più rilevanti rispetto alla piena efficienza del sistema di istruzione del nostro Paese è rappresentato dalla complessità burocratica delle procedure e degli adempimenti, che si ripercuote costantemente sulla gestione della macchina amministrativa delle istituzioni scolastiche, nonostante l’incessante abnegazione del personale dedicato; questa complessità burocratica ha spesso determinato ritardi importanti per il regolare avvio dell’anno scolastico, soprattutto in termini di reclutamento, individuazione, convocazione e stipula dei contratti per i docenti a tempo indeterminato e determinato; troppe volte le famiglie e gli studenti negli ultimi anni hanno lamentato una difficoltà pratica nella gestione degli strumenti attualmente a loro disposizione per interagire con quel sistema integrato di istruzione e formazione che li vede protagonisti e per poter assolvere ai propri doveri e vedersi riconosciuti i propri diritti; con sempre maggiore frequenza il personale scolastico è chiamato a svolgere compiti che non rientrano in alcun modo nel profilo di appartenenza e che sono resi ancora più complicati da sistemi gestionali farraginosi, complessi e non immediatamente intuitivi; si considerino i contenuti del piano triennale di semplificazione per la scuola, di recente illustrato alle organizzazioni sindacali. Quali siano i tempi previsti per l’attuazione delle misure più urgenti e significative individuate nel piano in commento, con particolare riguardo a quelle in materia di reclutamento del personale scolastico, considerato l’ormai prossimo avvio del nuovo anno scolastico, e in che modo, concretamente e fattivamente, il piano potrà migliorare il funzionamento del sistema scolastico italiano nel suo complesso e semplificare la vita di studenti, famiglie e insegnanti.
Bonetti – Azione–IV–RE
Il decreto legislativo n. 65 del 2017 ha istituito il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, assegnando al Ministero, nel rispetto delle funzioni e dei compiti delle regioni, delle province autonome e degli enti locali, compiti di indirizzo, coordinamento e promozione; alcuni fattori, in particolare, ne rendono difficoltoso e disomogeneo lo sviluppo: i costi di gestione, sia a carico dei gestori non statali (privati e enti locali) sia delle famiglie, nonché la difficoltà di reclutare un numero adeguato di educatori, la cui carenza è stimata in 32.000 unità anche a causa della differenza di trattamento economico tra docenti e educatori comunali e della carenza di posti nei percorsi per la loro formazione iniziale; per dare risposta, sebbene parziale, a tali sfide il legislatore è intervenuto con un quadro coerente di misure complementari: il decreto legislativo n. 65 del 2017 ha istituito un apposito fondo; la legge n. 234 del 2021 ha finanziato i livelli essenziali delle prestazioni a copertura dei servizi educativi per l’infanzia per rimuovere gli squilibri territoriali; la legge n. 32 del 2022 (cosiddetto Family act) ha delegato il Governo a emanare entro dodici mesi, prorogati a ventiquattro, norme per garantire in tutto il territorio nazionale il rafforzamento dei servizi educativi e socio-educativi e delle scuole dell’infanzia; il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto un piano di investimento di 4,6 miliardi di euro con l’obiettivo vincolante di creare almeno 264.480 nuovi posti entro dicembre 2025, per raggiungere la copertura del 50 per cento della platea, con particolare riguardo alla necessità di superare le disparità territoriali e intervenire nelle aree a più elevata povertà educativa; il Ministro Fitto nella sua informativa ha ammesso i ritardi del Governo Meloni nel raggiungimento della milestone di giugno 2023 e affermato che «stiamo lavorando per salvare gli asili nido dal rischio che il non raggiungimento dell’obiettivo al 30 giugno li possa mettere in discussione» e che si lavora per concordare di «modificare l’obiettivo intermedio per potere rafforzare il raggiungimento dell’obiettivo finale»; i ritardi e i rinvii sopra richiamati rischiano di vanificare gli investimenti previsti. Come il Governo intenda procedere per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza nei tempi previsti, inclusa la programmazione dei percorsi di formazione degli educatori, e se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adoperarsi per una rapida attuazione del Family act, anche al fine di fornire agli enti locali, ai gestori privati e alle famiglie un quadro di maggiore garanzia rispetto alla sostenibilità futura dei nuovi posti che saranno realizzati.
Ecco la risposta di Valditara: “L’investimento del Pnrr prevede 264mila nuovi posti negli asili nido. Il nostro obiettivo è garantire in ogni Comune posti pari al 33% della popolazione compresa tra 3 e 36 mesi. Al fine di rispettare le tempistiche indicate è stata riconosciuta ai sindaci di fungere da commissari straordinari. Ciò favorisce gli enti locali di minori dimensioni che non hanno professionalità tecniche necessarie. Mi sento di affermare che grazie a queste misure stiamo dimostrando la ferma decisione di non voler rinunciare a questi interventi strategici all’Europa. Assicuro il massimo impegno del Governo che sta mostrando attenzione al sostegno delle famiglie e della natalità”.
Molinari – Lega
Come noto, la riforma del reclutamento dei docenti (missione 4–componente 1-riforma 2.1) costituisce uno specifico obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza finalizzato ad introdurre un nuovo modello di reclutamento dei docenti, connesso a un ripensamento della loro formazione iniziale e lungo tutto l’arco della carriera; tale riforma persegue l’obiettivo di determinare un significativo miglioramento della qualità dei percorsi educativi, per offrire a studentesse e studenti sempre migliori livelli di conoscenze, capacità interpersonali e metodologico-applicative, nonché coprire con regolarità e stabilità le cattedre disponibili con docenti assunti a tempo indeterminato; inoltre, la riforma mira al conseguimento del traguardo fissato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede l’assunzione di 70 mila docenti entro dicembre 2024 reclutati secondo il nuovo sistema; per i fini sopra espressi, l’articolo 44 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, ha introdotto disposizioni in materia di formazione iniziale e continua dei docenti delle scuole secondarie; lo stesso articolo demanda la definizione dei contenuti e della strutturazione dell’offerta formativa dei percorsi di formazione iniziale ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che tuttavia non è stato ancora adottato; tale ritardo allontana il nostro Paese dall’obiettivo fissato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero, di assumere, entro dicembre 2024, 70 mila docenti reclutati con il sistema introdotto dalla riforma; in attesa dello svolgimento dei concorsi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nel decreto-legge n. 44 del 2023 è stato introdotto un regime transitorio per le procedure di reclutamento dei docenti che consenta di soddisfare quell’obiettivo assunzionale previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche in deroga alle procedure di reclutamento disciplinate dal decreto-legge n. 36 del 2022. Come quest’ultima procedura di reclutamento si collochi rispetto agli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per dare una significativa risposta alle esigenze degli studenti con disabilità, garantire maggiore continuità didattica a tutti i giovani, diminuire il precariato e assicurare dunque il regolare avvio del prossimo anno scolastico.
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