Continuano le prese di posizione, per lo più fortemente critiche, sulle misure in materia di reclutamento e formazione in servizio adottate dal Governo giovedì 21 aprile.
Unico intervento in controtendenza, almeno per ora, è quello della Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis).
“Siamo favorevoli – sostiene l’Associazione – alla istituzione di un sistema di formazione continua e strutturata del personale scolastico, anche se attendiamo di conoscere il disegno di legge per l’istituzione della Scuola di Alta Formazione”.
“Certamente – aggiunge ancora Paolino Marotta, presidente nazionale Andis – un piano nazionale di formazione del personale docente, dirigente e Ata dovrà prevedere anche un controllo sulla reale ricaduta di questa formazione nel tessuto professionale della scuola. Non potrà ridursi alla semplice frequenza di moduli formativi a distanza, senza che questi siano stati validati attraverso azioni di controllo e di feedback sugli apprendimenti realmente acquisiti”.
L’Andis – conclude il presidente – ritiene che la formazione continua e strutturata del personale scolastico sia una condizione imprescindibile per il miglioramento della qualità del sistema di istruzione e formazione”.
Di segno completamente opposto le prese di posizione dei sindacati, a partire dalla Cisl Scuola che parla di impegni sottoscritti a suo tempo dal Governo ma ormai palesemente disattesi.
La segretaria generale Ivana Barbacci parla senza mezzi termini di “pesante invasione di campo su materie contrattuali” ma anche di misure del tutto improvvide e discutibili: ”Immaginare che gli sviluppi di carriera possano avvenire a costo zero, senza aggiungere risorse ma dovendole ricavare da quelle complessivamente disponibili, significa ridurre l’entità degli aumenti contrattuali cui tutto il personale ha diritto, specie in presenza di una ripresa dell’inflazione che colpirà duramente il potere d’acquisto delle retribuzioni”.
In merito alla ipotesi di una progressione stipendiale legata alla formazione e alla costituzione di nuove figure professionali, Elvira Serafini, segretaria nazionale Snals, sottolinea: ”Noi riteniamo invalicabile l’unicità della funzione docente e non potremo mai accettare che la via legislativa sottragga alla contrattazione una materia fondamentale quale quella connessa alla regolamentazione del rapporto di lavoro ed alla progressione di carriera. Il Contratto è l’unica sede per mettere mano alla progressione di carriera del personale della scuola”.
Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil, non fa nessuno sconto al Governo e al Ministro: “Non esiste da parte di questo Governo la volontà del confronto con le forze sociali, ma si continua a procedere con imposizioni di legge su materie che riguardano il contratto di lavoro. La FLC ritiene che su queste basi non vi sia spazio alcuno di confronto. Il Governo e il Ministro devono ritirare questo decreto per aprire finalmente il confronto sul contratto, individuando le risorse necessarie perchè quella sede si affrontino i contenuti riguardanti il rapporto di lavoro”.
Con una dichiarazione conclusiva che lascia intravvedere la possibilità che l’anno scolastico si concluda con manifestazioni e proteste e forse anche con uno sciopero. Secondo Sinopoli, infatti, il Governo sta assumendo “la grave responsabilità di gettare le scuole nel caos, di turbare la conclusione dell’anno scolastico già fortemente provato dalle difficili condizioni vissute con la pandemia, di aprire uno scontro con la docenza italiana che ben altro si attendeva: contratto, atto di indirizzo, aumenti salariali, investimenti”.
“In questa situazione – conclude Sinopoli – in caso di persistenza della suddetta proposta, la FLC CGIL non può che passare la parola ai lavoratori che dopo il voto per il rinnovo delle RSU dovranno mettere in campo le necessarie azioni di lotta”.
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