Il dibattito sul decreto legge 36 su reclutamento e formazione dei docenti sta entrando nel vivo.
Nel tentativo di fare pressione sul Ministro e sul Governo i sindacati stanno mettendo a punto il programma per il 30 maggio, giorno in cui è previsto uno sciopero del comparto scuola.
Sciopero che ha un duplice obiettivo: da un lato tentare di bloccare la conversione in legge del decreto o quanto meno di ottenere significative modifiche e dall’altro di avere ulteriori stanziamenti per il contratto scuola su cui è iniziato i confronto presso la sede dell’Aran.
Ma il Ministro ha già fatto sapere che gli spazi per cambiare il decreto sono molto ridotti.
Le critiche al modello di reclutamento previsto dal decreto arrivano però non solo dai sindacati ma anche dagli stessi partiti di Governo.
Nel corso della audizione svoltasi al Senato pochi giorni il Ministro è stato chiaro e ha detto: “Il Parlamento è sovrano, se volete cambiare il decreto ne avete la facoltà, sapendo però che poi ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità”.
Come dire: “Fate ciò che volete ma se perdiamo i soldi europei, non si dia poi la colpa al Governo”.
Diventa così decisivo l’esito dello sciopero che però non è per nulla scontato.
Ricordiamo che nell’ultima occasione, nel mese di dicembre, l’astensione fu intorno al 7%, un po’ poco, forse, per convincere Draghi e il Governo a tornare sui propri passi.