Reclutamento e Italia deferita dalla Commissione Europea per troppi precari: Valditara alla Camera – Rivedi la Diretta

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Si svolge oggi, mercoledì 9 ottobre, alle 15, il question time alla Camera del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Quest’ultimo risponde a interrogazioni sull’immissione in ruolo e alla stabilizzazione del personale docente e amministrativo del comparto scuola (Piccolotti – AVS); sul reclutamento e alla stabilizzazione dei docenti, anche in relazione al recente deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue (Manzi – PD-IDP); sui dati relativi alle supplenze per l’anno scolastico 2024-2025 (Sasso – Lega).

Le interrogazioni del question time

L’interrogazione di Piccolotti su precari e Italia deferita a Commissione Europea

PICCOLOTTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI — Per sapere – premesso che:

la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine all’uso eccessivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie nella scuola. Secondo la Commissione europea, l’Italia, in piena violazione delle previsioni contenute nella direttiva del Consiglio 1999/70/CE, non ha disposto norme necessarie per vietare la disparità di condizioni di lavoro e il ricorso abusivo a contratti a tempo determinato successivi;

nel dispositivo si legge che la retribuzione dei docenti a tempo determinato «non prevede una progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio. Ciò costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno invece diritto a tale progressione salariale»;

procedura di infrazione che, però, non rappresenta affatto un fulmine a ciel sereno, ma solo l’ultimo passaggio di un’azione che la Commissione europea aveva avviato con l’invio di una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane, nel luglio 2019. Poi una seconda lettera nel dicembre 2020 e un’altra nell’aprile 2023;

secondo il rapporto Education at a glance 2024, che analizza le condizioni del settore dell’istruzione in tutto il mondo, l’Italia investe poco nella scuola: i docenti italiani in media sono i più anziani, con il 53 per cento di insegnanti che ha oltre 50 anni rispetto al 37 per cento della media Ocse. Attualmente, i docenti over 50 nell’istruzione primaria sono il 57 per cento, nella scuola secondaria inferiore sono il 48 per cento, mentre nella scuola secondaria superiore sono il 54 per cento. Inoltre, l’Italia destina il 4,0 per cento del suo prodotto interno lordo alla spesa pubblica a sostegno degli istituti di istruzione, dal livello primario a quello terziario (incluso il settore ricerca e sviluppo), contro il 4,9 per cento della media dei Paesi Ocse;

un ulteriore dato di analisi riguarda le retribuzioni: l’Ocse confronta gli stipendi annuali, secondo un parametro di conversione che tiene conto del potere d’acquisto reale. Meno degli italiani guadagnano solo estoni, ungheresi, polacchi, greci, slovacchi, lettoni e croati. L’Italia è il fanalino di coda del G7 e dei Paesi con prodotti interni lordi comparabili –:

se non intenda intervenire con urgenza, procedendo all’immissione in ruolo, in primis utilizzando le graduatorie di tutti i precedenti concorsi, in tutti i posti vacanti e disponibili per i docenti, facendo lo stesso per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario e stabilizzando gli insegnanti di sostegno per dare prospettive certe a chi oggi, da lavoratore precario, permette alla scuola di funzionare.

Ecco la risposta di Valditara.

Piccolotti ha risposto dicendo che non è stata spesa alcuna parola per i precari Ata e i docenti di sostegno, accusando Valditara di nascondersi dietro l’Unione Europea e di avere usato risorse già stanziate dal precedente Governo per il rinnovo contrattuale. “Faccia meno retorica e si preoccupi più dei fatti”, ha concluso.

L’interrogazione di Manzi sui precari

MANZI, GHIO, BERRUTO, IACONO, ORFINI, FERRARI, FORNARO e CASU. Per sapere – premesso che:

l’avvio dell’anno scolastico 2024/2025, su oltre 63.000 posti vacanti disponibili, ha registrato solo 45.124 immissioni in ruolo di insegnanti della scuola d’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado, lasciando scoperte quasi 19.000 cattedre; a questi numeri vanno aggiunte poi le decine di migliaia di posti precari legati, soprattutto, al sostegno;

secondo i dati pubblicati dalle riviste di settore il numero dei precari della scuola ammonterebbe a 250 mila docenti, fenomeno non omogeneo sul territorio. Stando ai numeri forniti dall’Ufficio scolastico ligure e riportati dai quotidiani nazionali – a titolo esemplificativo – più di un insegnante su tre ha un incarico di supplenza annuale; 703 posti sono destinati al sostegno in ogni ordine e grado, a fronte, invece, delle immissioni di ruolo autorizzate di soltanto 1.299 assunzioni a tempo indeterminato, che hanno coperto appena il 63 per cento dei posti complessivi;

circa 103.000 dei 250.000 docenti precari sono specializzati nel sostegno, un settore che richiede particolare attenzione e competenza;

come è noto, il ruolo dei docenti di sostegno è fondamentale per garantire un’educazione inclusiva e di qualità a tutti gli studenti, compresi quelli con disabilità, che, al pari di ogni studente, hanno il diritto allo studio e alla continuità didattica;

anche in seguito alle diverse proteste da parte dei precari, in 4 mila solo in Liguria, è di questi giorni la decisione della Commissione europea di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine all’uso eccessivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie nella scuola;

l’Italia, afferma la Commissione europea, «non ha adottato le norme necessarie per vietare la discriminazione in merito alle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato». Inoltre, la legislazione sullo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche, che «non prevede una progressione salariale basata sui precedenti periodi di servizio», costituisce «una discriminazione rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato» –:

quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di reclutare un maggior numero di insegnanti e affrontare le problematiche conseguenti al deferimento dell’Italia a causa del precariato, garantendo una stabilità lavorativa a migliaia di insegnanti e, al contempo, a tutti gli studenti, con particolare riguardo agli studenti con disabilità, il diritto allo studio e la continuità didattica.

Ecco la risposta di Valditara.

Manzi ha replicato dicendo che il Governo si nasconde dietro il precedente Governo e l’Europa. “Ennesimo atto di propaganda”, ha concluso.

L’interrogazione di Sasso sui numeri del precariato

SASSO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Per sapere – premesso che:

diversi organi di stampa, oltre che talune associazioni sindacali, hanno evidenziato numerose criticità legate all’avvio dell’anno scolastico 2024/2025, asserendo che la scuola italiana continua a versare in una grave condizione;

tale condizione sarebbe determinata, puntualmente, dall’annoso problema del precariato storico che ha ricadute significative non solo sulle aspettative lavorative dei docenti, ma più in generale sul sistema educativo di istruzione;

la questione non è certamente nuova; infatti, il tema del precariato ha sempre alimentato dibattiti e critiche. Quest’anno, da quanto si apprende dagli organi di stampa, è stato stimato addirittura il record di circa 250 mila insegnanti a tempo determinato. Il problema del precariato sembrerebbe particolarmente grave per gli insegnanti di sostegno;

si tratta di dati che, se confermati, dimostrerebbero una realtà preoccupante che richiederebbe un intervento decisivo per ricondurre il fenomeno a dimensioni accettabili e fisiologiche, nonché per rivedere il sistema di reclutamento;

in verità, chi conosce la realtà scolastica, e la vive quotidianamente, ha la percezione che le cose stiano in modo diverso e che i dati sopra descritti non corrispondano al vero –:

quali siano i dati relativi alle supplenze per l’anno scolastico 2024/2025, al fine di fare chiarezza sui numeri che continuano a circolare e che rischiano di screditare l’operato di questo Governo.

Ecco la risposta di Valditara.

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