Non mi sono mai piaciute le sanatorie, per il semplice motivo che, come tutte le sanatorie, rischiano di essere dei lasciapassare senza alcun filtro qualitativo.
L’abbiamo visto più volte in passato.
Poi penso ai miei 300 docenti, di due scuole, sia a quelli di ruolo da anni sia ai pochi non di ruolo.
E mi persuado che i concorsi, come sono stati pensati, costruiti, attuati, non servono a dire abilità, potenzialità, professionalità.
Sapendo, poi, che più che i titoli ed il CV, conta una effettiva capacità a tutto tondo, nella quale, come si suol dire oggi, hard e soft skills assumono ed hanno una centralità circolare.
Lo stesso riguarda il concorso anche dei presidi, sapendo la situazione di tante scuole, comprese le informazioni su promozioni in massa in alcune commissioni ed altre invece tutte rigide, se non nozionistiche.
Come si può capire, è il sistema del reclutamento che non funziona più, che forse non ha mai funzionato, anche se vediamo tanti docenti e presidi in gamba, accanto ad altri in difficoltà, se non, addirittura, disinteressati ad un ruolo pro-attivo, rispetto alla scuola di oggi, che non è la scuola di ieri, comprese le nuove domande formative e le nuove sensibilità sociali, ed i relativi stress che tutti conosciamo.
Resta, infine, l’altro grande tema di cui non si discute mai, cioè la mancanza di un sistema di valutazione relativo alle scuole, ma anche alla professionalità del personale, oltre che ad un personale ispettivo che deve essere terzo rispetto anche alla stessa amministrazione.
Perché non se ne discute mai? Perché il Miur, ma anche il sindacato, ancorato anche oggi, purtroppo, alle vecchie logiche assistenzialistiche, finalmente, visto che è guidato da due presidi, non lancia una conferenza nazionale, lanciando il grande tema della qualità del nostro “servizio pubblico”?
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