Il reclutamento per i docenti cambierà, almeno così ha detto il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti: “È mia intenzione dare una volta per tutte regole certe. In questi anni sono stati creati troppi percorsi diversi, sono state fatte innumerevoli promesse rimaste disattese a chi voleva diventare insegnante. È arrivato il momento di stabilire un’unica strada d’accesso: concorsi in base ai posti vacanti e disponibili. E vincoli di permanenza per un certo numero di anni”, ha detto nel corso di un video forum su La Repubblica.
Cambiando il Fit, andrebbe a cadere anche il requisito dei 24 CFU nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche” per partecipare ai concorsi della scuola secondaria, come previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017.
I docenti, che hanno già acquisito tali crediti formativi, pagando solo i 500 euro, tetto massimo previsto dalla legge per gli Atenei pubblici, o peggio ancora, cifre decisamente più alte per chi invece ha optato per le Università private, potrebbero essere beffati. Il riconoscimento dei 24 CFU come titolo aggiuntivo non potrebbe che essere solo una magra consolazione.
Il rinvio o addirittura l’eliminazione del FIT, il cui bando è atteso da migliaia di persone, scrivono a tal proposito in un comunicato congiunto Flc Cgil, Link e ADI, sarebbe un enorme passo indietro verso percorsi dispendiosi e non formativi.
Sulla pagina Facebook de La Tecnica della Scuola, diversi lettori lamentano una situazione di totale smarrimento. Alcuni, come Pina, Domenico o Luciana, affermano che “non si sono fatti fregare”. Altri, invece, come Maria Antonietta afferma che “qualcuno non li ha fatti perché non poteva permetterselo”.
Per Angela, invece, “occorre snellire tutto il sistema, non mettere sempre ostacoli per accedere all’insegnamento. La laurea dovrebbe sempre bastare come titolo di accesso ai concorsi. È poi la necessità di adeguare il proprio insegnamento agli alunni che porterà a cercare nuove strategie”.
Domenico, invece, lancia l’allarme. Secondo quanto scrive sulla nostra pagina Facebook “alcune università non danno uno straccio di risposta sulla certificazione dei crediti. Nonostante la pec e le telefonate non si riesce a capire quanti dei 24 cfu siano già acquisiti o meno nel curriculum studiorum. Quindi meglio la semplificazione annunciata da Bussetti. Si stanno arricchendo le università private magari facendo sostenere esami con codici similari che nel percorso universitario si sono già fatti”.
Poi c’è il caso di Matteo, un laureato in agraria, che ha inviato una mail in redazione per far presente il suo caso: “Dopo cinque anni di studio in discipline tecnico-scientifiche, ho studiato per un altro anno presso l’Università di Foggia per acquisire i 24 CFU nelle discipline antropo-pedago-psicologiche e didattiche (Pef24). Discipline queste molto distanti epidemiologicamente da quelle della mia laurea. Ho sostenuto,peraltro, spese per l’iscrizione al corso, per l’acquisto dei libri e di trasporto per il raggiungimento dell’università. Tutto inutile, perchP apprendo che non servono più. Noi laureati siamo trattati in Italia da coloro che si avvicendano al Potere come un NULLA. E’ ingiusto, ingiusto, ingiusto”.
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