Se per la scuola secondaria è appena stato pubblicato il bando di concorso riservato ai docenti in possesso dell’abilitazione e/o specializzazione sul sostegno, la scuola primaria e dell’infanzia resta in stand by, complice anche il parere dell’Avvocatura di Stato sui diplomati magistrale, che avverrà entro il mese di marzo. Pubblichiamo il comunicato dell’associazione ADIDA, che tramite il presidente Valeria Bruccola fa il punto della situazione.
“Finalmente” è stato pubblicato il bando che permetterà l’avvio della cosiddetta fase transitoria per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Più volte ho definito questo provvedimento una “toppa” che il MIUR ha messo su uno strappo del sistema di reclutamento voluto dal governo Renzi e normato dal governo successivo. Ma è evidente che, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha chiuso le porte della stabilizzazione ai docenti della scuola primaria e dell’infanzia, questa toppa è striminzita e non copre affatto l’incresciosa situazione di tutti i docenti delle graduatorie d’istituto, acuita dalla citata sentenza.
Se è vero che la fase transitoria dovrebbe restituire dignità professionale e prospettive a docenti abilitati estromessi dai piani di stabilizzazione previsti dalla legge 107, dopo la sentenza dell’Adunanza plenaria essa mette in evidenza la grave esclusione da qualsiasi forma di riconoscimento i docenti abilitati di seconda fascia destinati all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella primaria. Quando il nuovo reclutamento andrà a regime, infatti, quali sono le misure previste dal MIUR per i precari storici di questi segmenti di scuola? Probabilmente anche al MIUR, sebbene la soddisfazione ostentata, non si aspettavano una sentenza di esclusione dalle GAE dei docenti diplomati magistrali, dopo numerose sentenze definitive a favore, ma nessuno lo dice apertamente. Lo dicono i fatti, però, e la normativa adesso in vigore, che non li contempla.
La situazione attuale, all’indomani della drammatica sentenza, è assai grave e senza prospettiva, e impone, come andiamo dicendo da mesi, una soluzione politica urgente e immediata, per salvaguardare lo status quo che vede in servizio oltre 50.000 docenti, parte dei quali a tempo indeterminato. Sarebbe stato necessario avviare un percorso politico molti mesi fa, quando la proposta che facemmo di una risoluzione avrebbe avuto i tempi tecnici per essere realizzata e su di essa non avrebbe gravato una pesate sentenza della quale, secondo le dichiarazioni del MIUR, non si potrà non tenere conto. Ma questa risoluzione è stata osteggiata da più parti, salvo poi ripescarla dal cilindro adesso, ostentando un tardivo buonsenso, quando ormai partiti e ministero sono in tutt’altre faccende affaccendati. E’ persino passata in sordina la notizia secondo la quale l’Avvocatura dello Stato emetterà il suo parere solo il 23 marzo prossimo.
Ci sembra scandalosa la mancanza di senso di responsabilità da parte delle istituzioni che, invece, avrebbero dovuto e potuto, nel rispetto delle persone soprattutto, oltre 50.000 con le loro rispettive famiglie, assumersi l’onere di trovare risposte immediate e risolutive ad un problema annoso come quello dei precari sfruttati dallo Stato per anni e relegati nelle graduatorie d’istituto senza alcuna possibilità reale di ambire alla stabilizzazione. Sono chiacchiere quelle che parlano dei concorsi come opportunità, data la disponibilità di posti banditi mai sufficienti al reale fabbisogno. Nonostante la contrazione delle cattedre, infatti, dovuta all’aumento degli alunni per classe ed alla abolizione dei moduli e delle compresenze, in molte regioni si reclutano i docenti da MAD e a metà anno scolastico oltre mille cattedre risultano ancora vacanti.
Ormai siamo alla vigila delle elezioni politiche e nonostante la nostra mobilitazione e l’iniziativa di gruppi di docenti che finalmente hanno acquisito consapevolezza, dopo anni di inerzia e attesa, ogni soluzione slitterà, nella migliore delle ipotesi ad aprile, ad anno scolastico in dirittura d’arrivo.
L’atteggiamento del MIUR, trincerato dietro alla volontà di rispettare il diritto, è inaccettabile, dal momento che è stato più volte commissariato per non aver ottemperato a ordinanze e sentenza.
Noi, come associazione ma anche come docenti, non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo continuare la mobilitazione, ben sapendo però che dovrà essere ancora più serrata all’indomani delle elezioni, sebbene l’incertezza e la confusione che regna in politica. Tra dichiarazioni fumose e generiche rassicurazioni, sono pochissime le prese di posizione nette e realizzabili. Se la questione non sarà presa in carico in modo veloce, la questione assumerà proporzioni gravi, soprattutto per le scuole, gettate anch’esse in una assenza di direttive inaccettabile.
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