C’è soddisfazione tra i vertici del governo e il M5S per come sono stati suddivisi i fondi del Recovery plan: nella proposta che il Parlamento si appresta a presentare a Bruxelles c’è anche la Scuola, alla quale andranno poco più di 10 miliardi, pari al 5% dello stanziamento Ue. Considerando anche Università e Ricerca si arriva a 19 miliardi. La cifra non sembra altissima, se si pensa che per la ripresa dei Paesi membri la Commissione europea si appresta a stanziare per l’Italia qualcosa come circa 200 miliardi complessivi. Dell’argomento hanno parlato a Palazzo Chigi, lunedì 21 dicembre, il premier Giuseppe Conte e una delegazione del M5S. A breve il presidente del Consiglio ne parlerà coi rappresentanti del Pd. A seguire con Italia Viva e LeU.
Nel corso del primo vertice sul Recovery plan, il capo del governo ha detto che il piano previsto, ancora comunque in divenire, “riflette le indicazioni del parlamento sulle linee guida”.
“Ringrazio i parlamentari che hanno lavorato nelle rispettive commissioni a quelle relazioni che sono state fatte con impegno. Non vedo l’ora di mandare il documento di aggiornamento per poi ricevere ulteriori indirizzi e predisporci al piano finale”, ha sottolineato Conte.
“È un piano – ha aggiunto – che fa parte di una strategia europea che acquisisce maggiore forza perché tutti gli Stati dovranno muoversi in direzione strategica”, ha spiegato Conte.
Il premier ha quindi tenuto a dire che “il 60 per cento delle risorse sarà dedicato alla transizione verde e digitale, il 40 per cento a scuola, istruzione e ricerca, parità di genere, coesione territoriale, e salute”.
Peccato che di quel 40% indicato da Conte alla scuola sarà assegnata una delle parti più piccole.
A ben vedere, infatti, se è vero che all’Istruzione andranno più soldi della Sanità (appena 9 miliardi), è altrettanto vero che 27,7 miliardi sono stati destinati al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile. E oltre 17 miliardi per lo sviluppo della Parità di genere.
Per sviluppare la condizione nella quale le persone, indipendentemente dal genere, ricevono pari trattamenti, con il medesimo accesso a risorse e opportunità, si investirà una cifra quasi doppia rispetto a quella per rilanciare la scuola: una precisa scelta che, quando si concretizzerà, in primavera inoltrata, probabilmente farà discutere.
Ma non è finita. Perchè oltre 74 miliardi si assegneranno alla “rivoluzione verde e transizione ecologica”; poi, sempre a livello di macro-aree da potenziare, quasi 49 miliardi verranno indirizzati per digitalizzazione e innovazione.
Conti alla mano, si tratta di una serie di macro-comparti che in vista del post-Covid riceveranno molti ma molti più fondi europei.
I giochi non sono però ancora fatti. Il capodelegazione del M5S Alfonso Bonafede, al termine del vertice ha detto che il Movimento ha “puntato anche su singoli temi, come quello della scuola o come la proroga del superbonus al 2023, che per noi è irrinunciabile”.
“Su alcuni punti ci siamo trovati più di altri su cui c’è ancora da lavorare ma lo faremo nella collegialità che richiede un progetto del genere”, ha concluso Bonafede.
Al momento, salvo ripensamenti, alla scuola andrà quindi il 5% di quanto arriverà dall’Unione europea col Recovery fund.
La cifra viene considerata importante dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: scrivendo una lettera per le festività natalizie al personale dell’amministrazione del Ministero, ai dirigenti scolastici, ai Dsga, ai docenti, al personale educativo ed Ata, alle studentesse e agli studenti, alle famiglie, la titolare del MI ha detto che con la mole di soldi in arrivo “oggi, tutti insieme, abbiamo un’occasione storica per rilanciare l’istruzione”.
Secondo Lucia Azzolina serve però anche “una seria programmazione di spesa dei fondi europei previsti nel piano Next Generation EU”.
“Inoltre – ha ricordato la numero uno del dicastero di Viale Trastevere – con la Legge di Bilancio abbiamo previsto oltre 3,7 miliardi per il mondo dell’Istruzione, risorse che dimostrano come la Scuola sia finalmente tornata ad essere centrale nelle azioni e negli investimenti”.
“Se c’è un’eredità che ci porteremo dietro è proprio questa: l’emergenza ha mostrato al Paese cosa accade quando la Scuola non ha la giusta centralità. Stiamo provando a recuperare un divario ventennale”, ha concluso Azzolina.
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