“Guai a pensare a tornare all’ Italia pre Covid. Quella non ci piaceva, caratterizzata a disuguaglianze generazionali e di genere. Il pilastro della formazione non era al centro. Siamo in una ricerca, rifiutiamo il ritorno al punto di partenza. C’è bisogno di altro modello di sviluppo che abbia al centro la scuola e la formazione”: con queste parole il segretario Pd Nicola Zingaretti ha aperto l’Assemblea Dem con il mondo della scuola organizzata dal viceministro Anna Ascani.
Dopo avere detto che la rinascita dell’Italia “passa innanzi tutto sconfiggendo il virus” e che “il 2021 sarà l’anno del vaccino”, Zingaretti si è soffermato sulla scuola e sulla necessità di investire nella Conoscenza una congrua fetta degli oltre 200 miliardi del Recovery fund.
Il democratico è tornato anche ad auspicare “la totale gratuità della formazione, dall’asilo all’Università”, anche se questa volta ha specificato che sarebbe destinata solo ad alunni e studenti appartenenti a famiglie con “redditi medio bassi”: questo obiettivo “è un pezzo della nostra identità come Democratici” su cui il Pd, ha confermato, “darà battaglia” in sede di scrittura del Recovery Plan.
“Nell’Italia post Covid – ha aggiunto – l’accesso alla formazione, alla gratuità, deve essere un diritto universale. Ragioniamo fino a dove portare l’obbligatorietà, dal nido ai 18, ragioniamoci, su questo c’è un dibattito”.
Il segretario del Pd ha anche tenuto a dire che “lo strumento digitale ha consentito di coinvolgere un numero di persone che forse non saremmo riusciti a far partecipare con i metodi tradizionali”. Ora, ha aggiunto, si passa da una logica di tagli ad una di investimenti grazie al Next generation Eu, il Recovery Fund. Di qui “uno sforzo di creatività e di fantasia” per riprogettare la formazione e i modelli di trasmissione del sapere.
Zingaretti ha quindi fatto cenno all’alto numero di allievi per aula. Bisogna riflettere, ha detto il leader del Pd, “su quanti alunni avere nelle classi per avere una didattica degna; quanto investire sugli insegnanti; un equilibrio avanzato tra i luoghi del sapere. Le risposte a queste domande vanno costruite insieme e lo strumento digitale aiuta”.
Poi ha sottolineato che “La scuola prima di tutto non è uno slogan, ma dà l’idea dell’Italia che abbiamo in mente; statene certi, il Pd darà la sua battaglia nelle prossime settimane sia nelle scelte parlamentari che nelle scelte europee”.
Dopo le parole di Zingaretti, si sono susseguiti decine di interventi, sempre sul tema della scuola, tutti da ‘remoto’.
“Il 2021 – ha detto Valeria Fedeli, senatrice Pd ed ex ministro dell’Istruzione – sia l’anno della piena riconsiderazione per il Paese del valore della scuola, del pieno diritto all’istruzione e all’apprendimento come obiettivo prioritario della Repubblica”.
“Alla politica – ha continuato Fedeli – spetta la proposta delle scelte e delle azioni concrete da mettere in campo. Che non riguardano solo il Recovery plan che mette a disposizione risorse per fare investimenti nelle infrastrutture materiali, ma anche la spesa corrente per garantire quelli in infrastrutture immateriali, cioè personale e formazione attraverso la Legge di Bilancio”.
“Per esempio – ha concluso l’ex ministra – per garantire la riapertura dal 7 gennaio di tutte le scuole di ogni ordine e grado senza ulteriori interruzioni ripensando anche il tempo scuola come intreccio di didattica in presenza e uso delle tecnologie per rimodulare le forme degli apprendimenti”.
Secondo il senatore Pd Francesco Verducci, vice presidente della Commissione Cultura e Istruzione, è stato “un grave errore della ministra Azzolina e del governo aver voluto bocciare, nello scorso maggio, gli emendamenti Pd al ‘decreto Scuola’ che avrebbero portato in classe migliaia di insegnati precari e di sostegno con un concorso rapido basato sulla competenza professionale. Se le scuole sono ancora chiuse è perché sono stati commessi errori e tra questi il non aver voluto affrontare per tempo e con urgenza il nodo del precariato”.
“Nella scuola pubblica sono vacanti più di 80mila cattedre di sostegno e ci sono oltre 200mila docenti precari. Numeri insostenibili, che mortificano il principio della scuola dell’inclusione. Il precariato è nemico della qualità dell’insegnamento, della continuità didattica, dei bisogni degli studenti”.
Per Verducci il Pd deve prendere coscienza che “alla scuola servono cambiamenti strutturali. Serve ridurre il numero degli alunni nelle classi e nei plessi e aumentare il numero degli insegnanti, con una nuova leva di docenti per una radicale innovazione della didattica che parta dell’estensione del tempo-scuola e del tempo di apprendimento”.
Al Congresso Pd hanno partecipato pure dei sindacalisti. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ha detto che bisogna “riprendere il tempo scuola, quindi non solo tempo pieno e prolungato, e riprendere anche l’insegnamento per moduli nella scuola primaria che è stato abolito dalla legge 169 del 2008: prima si avevano maggiori risultati di apprendimento”.
Poi ha parlato di “riforme mancate”: ad esempio su cittadinanza e costituzione “l’abbiamo approvata ma non abbiamo dato dignità di materia. Così come abbiamo inserito l’educazione fisica nella scuola elementare ma non ci siamo forniti di organici suppletivi”.
E ancora: “Prima di fare i banchi bisognava mettere mani ai Dpr sul dimensionamento scolastico: abbiamo bisogno di più plessi, negli ultimi 12 anni ne sono stati aboliti 15mila; in tempo di Covid-19 ne abbiamo recuperati 3mila, ne rimangono fuori ancora 12mila. È necessario avere plessi sicuri e classi non pollaio”.
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