L’attesa è finita. I primi miliardi europei del Recovery plan stanno per essere assegnati. E bisogna focalizzare gli ambiti di intervento su dove e come impiegarli. La prima decisione riguarderà, giovedì 7 ottobre alle ore 11, proprio Scuola, Università ed Educazione. A formularla sarà il Consiglio dei ministri, che ha fissato la cabina di regia a Palazzo Chigi, con tanto di conferenza stampa a seguire.
Ma su quali ambiti verterà il CdM? Quali capitoli di spesa verranno innescati, in particolare per risollevare le sorti della Scuola italiana. Il canovaccio è quello stilato nelle passate settimane: in agenda c’è il piano per gli asili nido, la scuola 4.0 con le classi connesse e le palestre anche negli istituti di periferia, le linee guida per far decollare i partenariati pubblico-privato e spingere gli investimenti nella ricerca.
Non può essere un caso che Mario Draghi abbia convocato la prima cabina di regia sul Recovery Plan su questi temi. Prima di altri di importanza altrettanto alta: temi come Salute, infrastrutture e mobilità sostenibile (in capo al Mims ci sono oltre 25 miliardi dei fondi Ue), che come la scuola e la formazione in generale hanno patito maggiormente gli effetti nefasti della pandemia da Covid.
Il rilancio della scuola, del resto, è fondamentale. E non riguarda solo i ministri dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della Ricerca e Università, Maria Cristina Messa. Con loro, davanti al premier Mario Draghi, ci saranno anche Elena Bonetti e Mara Carfagna, coinvolte nel piano per l’infanzia che in larga parte si concentrerà nelle regioni del Meridione, e Mariastella Gelmini, che gestisce le Regioni.
A loro spetterà presentare al presidente del Consiglio, al cui fianco siederanno il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli e il ministro dell’Economia Daniele Franco, lo stato di avanzamento dei rispettivi programmi di riforma e di investimento, oltre che indicare le previsioni rispetto ai target di qui alla fine dell’anno e alla prima metà del 2022, i progetti in essere e i passi da muovere nei prossimi mesi, anche per valutare se ci siano ostacoli o criticità da vincere.
Ci sono dei capitoli di spesa che già sono stati avviati. Uno di questi riguarda gli asili nido: un primo bando per nuovi nidi e scuole dell’infanzia da 700 milioni è già avviato e di qui al 2026 l’obiettivo del Pnrr è quello di garantire 264.480 nuovi posti e superare il target europeo medio del 33%, con un investimento complessivo da 4,6 miliardi.
In previsione, ci sono poi diverse riforme, sulle quali le Camere sono state già allertate. Perché assieme ai finanziamenti serviranno pure delle norme a supporto. Come quella che regolerà le nuove lauree abilitanti, i dottorati o la riforma degli Istituti tecnici superiori post diploma: un tema, quest’ultimo, al quale il ministro Patrizio Bianchi tiene tantissimo avendo detto da tempo che vuole decuplicarne l’attuale portata.
Tra le riforme in arrivo c’è pure quella del reclutamento degli insegnanti, con forme da introdurre più snelle e veloci, un cui primo “assaggio” c’è stato in estate con il concorso Stem introdotto dal decreto Sostegni bis.
Infine, per non illudere nessuno, è bene rimarcare che i finanziamenti del Recovery plan non potranno avere ricadute sul capitolo contrattuale e quindi stipendiale: per quello, bisognerà attingere, come sempre, dalle Leggi di Bilancio.
E, purtroppo, con le cifre sinora previste non sembrano esservi all’orizzonte novità rilevanti.
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