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Recovery plan, il CdM approva il Pnrr e lo invia a Bruxelles. Bianchi: mai così tanti soldi alla scuola

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Via libera dal Consiglio dei ministri alla versione finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, comprensivo di un decreto legge che istituisce il fondo complementare al Recovery per le infrastrutture: si tratta di un fondo da 30,6 miliardi di euro composto da risorse nazionali che verranno spalmati dal 2021 al 2026. Con questo provvedimento, si attueranno una trentina di interventi che vanno dai fondi aggiuntivi per il Superbonus al rinnovo delle flotte di bus e treni fino ai contratti di filiera per agroalimentare e pesca. C’è anche l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Nel corso della giornata di venerdì 30 aprile, il testo sarà inviato alla Commissione europea.

Dalla presidenza del Consiglio, scrivono le agenzie, trapela “soddisfazione” per aver rispettato la scadenza europea, come ci si era prefissi. Da un punto di vista tecnico, quella del Consiglio dei ministri sul Recovery plan è stata una “presa d’atto”, dopo l’illustrazione della versione finale del Pnrr da parte del ministro dell’Economia Daniele Franco.

La missione n. 4

Alla “missione” Istruzione e ricerca, la quarta, andranno 32 miliardi complessivi, pari a quasi il 18% delle risorse totali.

Tra le novità che introdurrà il “pacchetto” su Scuola e ricerca universitaria, sotto il nome di Next Generazion Eu, figurano la laurea (anche se non tutte), che varrà come esame di Stato per l’accesso a determinate professioni (ma non è detto che valga anche per quelle scolastiche), “velocizzando l’accesso al mondo del lavoro”, si legge nella bozza del Piano italiano.

Il piano di azione parte dagli asili con l’obiettivo di aumentare l’offerta di 228 mila posti, di cui “152 mila per i bambini 0-3 anni e circa 76 mila per la fascia 3-6 anni”.

Più asili

La “scuola” fino a 6 anni dovrà essere migliorata soprattutto al Sud, dove le possibilità di affidare i figli piccoli mentre si lavora continuano ad essere ridotte.

Nel piano si parla anche del Forum Disuguaglianze e Diversità (Fdd), che individua possibili problemi nel settore asili e chiede di concentrare la maggior parte del finanziamento di 3,6 miliardi per l’espansione dei nidi pubblici.

Tutti a tempo pieno

Tra gli obiettivi vi è anche la “costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa mille” scuole per arrivare ad attivare il tempo pieno dappertutto: anche su questo versante il Meridione ad oggi è molto molto indietro.

È un programma anche la costruzione o l’adeguamento strutturale di “circa 900 edifici da destinare a palestre o strutture sportive“, anche per contrastare la dispersione scolastica, con il Sud ancora protagonista, e peggiorato con la didattica a distanza. La spesa prevista è di 700 milioni, con focus su “primo ciclo di istruzione e comunità locali”, con il progetto che entrerà a regime entro il 2026.

Più istituti tecnici e formazione personale

Largo poi al potenziamento degli istituti tecnici (uno dei punti su cui c’è sicuramente la “mano” del nuovo ministro Patrizio Bianchi).

Semopre nella scuola, via libera infine alla formazione obbligatoria, con avanzamento di carriera solo dopo avere frequentato con esito positivo la scuola di formazione gestita direttamente dall’amministrazione pubblica.

Il ministro Bianchi: tanti progetti da attuare

“Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il governo realizza un investimento senza precedenti nella scuola”, ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

“Puntiamo – ha ricordato il titolare del Mi – a superare i ritardi che il nostro Paese sconta nell’offerta di asili nido e servizi educativi per l’infanzia, con un investimento di 4,6 miliardi. Aumentare il tempo pieno e rendere disponibili le mense, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree più fragili, vuol dire lavorare per superare i divari ancora esistenti, contrastare la dispersione e operare concretamente per la crescita dell’intero Paese”.

Bianchi ha aggiunto che governo e ministero stanno “lavorando attivamente per ridurre l’abbandono scolastico, per mettere in sicurezza e modernizzare le nostre scuole, per ampliare la nostra offerta didattica, consolidando i percorsi dell’istruzione professionale e gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), a cui lo stesso PNRR dedica un’attenzione particolare”.

La ministra Messa: straordinaria opportunità

Soddisfatta si è detta anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. All’interno del Pnrr, integrato con i fondi React-Eu, sono 15 miliardi le risorse destinate agli investimenti per università, istituzioni Afam, ricerca fondamentale e applicata, per i processi di innovazione e trasferimento tecnologico previsti nella Missione 4 “Istruzione e ricerca”.

“Il Pnrr – ha detto Messa – rappresenta per noi tutti una straordinaria opportunità di investimento sul capitale umano, la ricerca e l’innovazione. Per la prima volta, infatti, grazie a importanti investimenti avremo l’opportunità di recuperare ritardi e superare divari che rallentano la crescita e aumentano la marginalizzazione”.

“È l’occasione per avere, su un medio e lungo periodo, un Paese più innovativo, internazionale, oltre che un Paese anche per giovani e donne”, ha detto il ministro.

“Allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare che il PNRR è una ‘piattaforma temporanea’ che va integrata, in un’ottica di sistema, con tutti gli altri strumenti e le risorse di cui disponiamo e che il Ministero sta già pianificando per il futuro. Ora si apre un’importante stagione di riforme normative e di semplificazione delle procedure, per rendere attuative, nel tempo, le azioni che daranno il via a un circolo virtuoso”.

La ripartizione dei fondi universitari

Al welfare studentesco sono destinati 1,91 miliardi di euro a cui si aggiungono didattica e le competenze universitarie avanzate (500 milioni di euro) e per l’orientamento attivo nella transizione scuola-lavoro (250 milioni di euro).

Per i dottorati sono destinati 1,51 miliardi di euro. Oltre 5,7 miliardi di euro, sono dedicati a progetti di ricerca fondamentale e applicata e quasi 3 miliardi sono le risorse destinate al potenziamento e alla creazione di Centri di Ricerca ed ecosistemi dell’innovazione.

Infine, per la realizzazione e l’implementazione delle infrastrutture di ricerca e innovazione, di centri di trasferimento tecnologico e start up sono destinati oltre 2,2 miliardi di euro.

Gelmini: serve l’impegno di tutti

Anche secondo Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, quelle indicate sonio “risorse importanti per ripartire e da domani sentirò presidenti di Regione, sindaci e amministratori locali per trovare insieme delle soluzioni che ci consentano di attuare con rapidità i progetti sul territorio e di spendere bene le risorse in arrivo”.

“C’è in gioco il futuro dell’Italia, serve l’impegno di tutti”, ha concluso l’ex ministra dell’Istruzione.

Malpezzi: più indirizzi Stem per le ragazze

“È davvero importante che il governo abbia accolto la proposta del PD per l’introduzione nel PNRR di una clausola trasversale a tutti i progetti per favorire l’occupazione femminile e giovanile”, ha commentato Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd.

“Per far crescere il Paese, infatti, è necessario promuovere la piena partecipazione sociale ed economica di chi finora non è stato sufficientemente incluso. In particolare, sarà necessario potenziare gli indirizzi Stem per le ragazze perché nei prossimi anni avremo tanti posti di lavoro nei settori della tecnologia e dell’innovazione. È urgente investire sul capitale umano femminile, a partire da un orientamento che parta dalla scuola”.

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