Nuove questioni saranno sul tavolo del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi nelle prossime settimane. Con il recovery plan, infatti, saranno destinati alla scuola ben 18 miliardi, che andranno investiti e riprogrammati insieme alle risorse inserite nella legge di bilancio.
Tra le questione sollevate e riviste, anche quella del dimensionamento scolastico.
La legge di Bilancio 2021 ha infatti introdotto un’importante novità sul tema. Viene, infatti, abbassato il numero di studenti rispettivamente a 500 e 300 nelle piccole isole e nei comuni montani, dai 600 e 400 iniziali, che le scuole devono raggiungere per avere un proprio dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali e amministrativi.
Il Piano di dimensionamento della rete scolastica è lo strumento attraverso il quale gli enti locali propongono, con cadenza annuale, l’istituzione, l’aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole al fine di avere istituzioni scolastiche con una popolazione definita dal legislatore come ottimale.
Questo strumento è stato attivato a partire dal 2000 per razionalizzare la rete scolastica, all’epoca estremamente frammentata. L’obiettivo del dimensionamento era, ed è, assicurare agli studenti la molteplicità di servizi che solo le unità di una certa dimensione consentono di offrire.
“Nell’attuale emergenza sanitaria, si rende ancor più necessario adottare nuove misure di sistema, organizzative e di prevenzione” spiega ai microfoni della Tecnica della Scuola il prof. Giovanni Tosiani, presidente del comitato Dirigenti Scolastici 2017.
“Chiediamo che vengano resi definitivi nuovi parametri dimensionali delle istituzioni scolastiche, approvati con la legge di bilancio 2021” spiega.
Secondo la legge 111 del 2011, era stato previsto per le istituzioni scolastiche che, per un numero di alunni superiori a 500 (300 per le scuole poste nelle piccole isole e nei comuni montani), venisse assegnato un dirigente scolastico e un direttore generale dei servizi amministrativi.
Questa razionalizzazione della rete scolastica aveva la sua ragione d’essere in motivi funzionali e didattici e solo, subordinatamente, alla necessità di ottimizzare i costi delle risorse umane.
“Purtroppo non è stato così – aggiunge Tosiani – in quanto attraverso successive modifiche di questi parametri (elevati da 500 a 600 studenti e da 300 a 400 nelle zone più piccole), alle istituzioni scolastiche che non raggiungevano questi numeri furono assegnati in reggenza sia il dirigente scolastico sia il direttore generale.
“Questi nuovi paradigmi, dunque,- afferma il presidente dell’associazione presidi – hanno portato ad un taglio di 2.167 istituzioni scolastiche negli ultimi anni e hanno aumentato il ricorso all’istituto della reggenza, provocando un grande danno alle comunità scolastiche, dando vita a situazioni insostenibili: un dirigente, già impegnato nella gestione della propria sede di dirigenza – spesso comprensiva di più plessi, magari distanti tra loro – ha un carico di responsabilità e di gestione anche di altri istituti con peculiarità ed esigenze diverse”.
Il Parlamento, dunque, con la legge di bilancio 2021 al comma 978 ha riportato questi parametri dimensionali per il mantenimento della personalità giuridica a 500 e 300, ma solo per l’anno scolastico 2021/22.
“Chiediamo dunque di rendere definitivi questi parametri, per almeno un quinquennio. Le scuole interessate dall’applicazione di questa norma non perderebbero l’autonomia e non andrebbero assegnate in reggenza” garantisce Tosiani, che aggiunge: “la stessa legge di bilancio ha previsto un importo complessivo di 40 milioni, di cui 13 per l’anno 2021, 27 per il 2022”. La spesa per affrontare questa importante ridefinizione del sistema scolastico non è gravosa per lo Stato, ma rappresenta un’importante occasione per rimettere al centro la scuola e un primo passo per superare il fenomeno delle classi pollaio.
Questo emendamento, approvato sei mesi fa, dà la possibilità di regolamentare il dimensionamento scolastico e soprattutto di dare anche più posti di lavoro, scorrendo dalle graduatorie, garantendo più efficienza alle scuole, ribadisce Sergio Torromino, Forza Italia.