Non è pura fantasia quella di volere recuperare i giorni di didattica in presenza con una “coda” dell’anno scolastico giugno: lo ha fatto intendere il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervistato al forum video con La Stampa. Sollecitato su un possibile prolungamento dell’anno scolastico in corso, soprattutto se dovesse subentrare la DaD, il numero uno del Mi ha detto che “finora non è stato perso un giorno di scuola, ma se dovesse essere necessario ne possiamo ragionare con le Regioni”. Il riferimento, quindi, sembra essere a quei governatori, come Vincenzo De Luca, che dovessero insistere nel bloccare le lezioni in classe, andando così anche contro il decreto di accoglimento di istanza cautelare emesso il 10 gennaio dal Tar della Campania.
Bianchi è quindi tornato sulla “scelta di unità del Paese che è il principio per cui la scuola deve essere l’ultima a chiudere”, confermando il ‘no’ categorico alla didattica a distanza.
“Abbiamo avuto il massimo dei contagi con la scuola chiusa e avere la scuola chiusa con i ragazzi che hanno altri contatti non sarebbe spiegabile”, ha sottolineato il ministro durante il forum video.
A proposito dell’importanza centrale delle vaccinazioni per combattere il Covid, Bianchi si è detto disponibile a chi gli chiedeva di creare degli hub vaccinali nelle scuole. “Non sono impensabili – ha risposto il ministro – perchè in Puglia sono stati fatti. Il settore Commissariale sta lavorando”. Ha però sottolineato che “occorre distinguere la situazione dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni dove si tratta di completare i cicli vaccinali, e quella dei bimbi più piccoli dove stiamo ragionando di portare il più vicino possibile” le strutture per la vaccinazione “sulla base dell’esperienza pugliese”.
Nel corso della giornata, Bianchi ha infine espresso “profondo cordoglio per la scomparsa di David Sassoli. Con il suo impegno costante e la sua passione ha contribuito al presente e al futuro dell’Europa, difendendone i principi fondanti: solidarietà, libertà e uguaglianza”.
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