I lettori ci scrivono

Recupero lezioni, docenti: abbiamo sempre lavorato

Gentile Direttore,

Il dibattito sul rientro a scuola e sulla gestione della didattica durante l’emergenza Covid, si è accompagnato alle ipotesi di recuperare le lezioni, nei fine settimana, durante il periodo natalizio, in primavera, durante le vacanze, come hanno proposto, rispettivamente, l’ex ministra dei Trasporti Paola De Micheli, il Codacons, il presidente della Regione Piemonte Cirio, Carlo Cottarelli e Andrea Gavosto, direttore della fondazione Agnelli. L’ex ministra Azzolina, il 6 dicembre, durante la trasmissione televisiva “l’Aria che Tira”, non aveva escluso un allungamento del calendario scolastico, mentre durante il question time alla Camera del 13 gennaio, ha fatto riferimento ai “ristori formativi”.

Si veicola, dunque, l’idea che la scuola si sia fermata o almeno si sminuisce il lavoro svolto, visto che, in genere, deve recuperare chi è manchevole, chi non ha fatto qualcosa.

Ma noi non ci siamo fermati, anzi abbiamo lavorato come prima e più di prima. Da marzo a oggi, gli studenti sono stati chiamati a impegnarsi e moltissimi, chiusi nelle loro case, hanno comunque continuato a rispondere al dialogo educativo in una situazione non certo facile. Noi abbiamo continuato a fare lezione a distanza, con tutte le difficoltà e i rallentamenti del caso, certo, ma con il massimo impegno. Occorre poi richiamare il ruolo svolto dal dirigente scolastico e dal suo staff per consentire alla scuola di non fermarsi (impegno organizzativo e riorganizzativo, investimenti, corsi di aggiornamento per il personale docente forniti dalla scuola stessa).

Già prima della pandemia, per i docenti, c’era un lavoro invisibile, sconosciuto ai più: ore e fine settimana dedicati alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, alle attività collaterali alla didattica come la gestione dell’alternanza scuola lavoro, la comunicazione, l’inclusione, l’ampliamento dell’offerta formativa

Con la pandemia, ci siamo impegnati ancora di più, per formarci, imparare a usare gli strumenti digitali, organizzare i materiali e le strategie per la didattica a distanza, continuare a interagire con gli studenti.

Molti storceranno il naso pensando che siamo dei privilegiati che continuano a percepire lo stipendio, o richiamando alla mente le immagini dei dottori e degli infermieri stanchi e distrutti che anche noi abbiamo visto e ammirato.

Ma proprio l’emergenza Covid ha messo in evidenza l’importanza della scuola e delle relazioni tra i docenti e gli studenti: è necessario non oscurare la lezione, a partire dal rispetto del lavoro che i docenti hanno fatto e continuano a fare insieme agli studenti, senza dimenticare che la scuola non può essere la foglia di fico delle questioni problematiche come quella dei trasporti.

Invece, gli attacchi mossi negli ultimi giorni alla didattica a distanza rischiano di delegittimare il lavoro svolto dai docenti e dagli studenti negli ultimi mesi. Pur consapevoli dei limiti insiti nella DAD e delle difficoltà emotive, riteniamo che le uniche alternative sarebbero state interrompere del tutto l’attività didattica o continuare l’attività didattica in presenza senza curarsi dell’epidemia. Crediamo che entrambe queste alternative avrebbero prodotto esiti ben peggiori.

In merito alle difficoltà incontrate dagli studenti, la nostra scuola ha sempre provveduto a svolgere attività di recupero di qualsiasi tipo e continua e continuerà a farlo.

Chiediamo, dunque, una maggiore considerazione e rispetto nei confronti del nostro lavoro e delle nostre persone. In un momento difficile per tutti sul piano sociale, psicologico e relazionale, crediamo che il modo migliore per ripartire e tornare alla normalità sia riconoscere il ruolo e il contributo offerto da tutti, anche dai docenti e dagli studenti. Quando l’emergenza sarà finita, come tutti gli italiani, anche noi, insieme agli studenti, avremo bisogno di riprendere la nostra vita sociale e affettiva.

Un gruppo di docenti dell’Istituto “Aldo Moro”di Rivarolo Canavese (Torino)

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