“Migliorare la connessione tra il Reddito di cittadinanza e vari sostegni con le politiche attive del lavoro e quindi con le politiche per l’istruzione”: tra le tematiche in discussione a Catania, in occasione del G 20, c’è anche il tema della formazione e dell’inclusione sociale. In altri termini da parte del Governo, e in modo particolare del ministro del lavoro Andrea Orlando, c’è l’intenzione di collegare il Reddito di cittadinanza a percorsi d’istruzione ben definiti, partendo da principio che chi vuole il sussidio di Sato deve studiare e prepararsi per trovare un posto.
Dice infatti il ministro Orlando: “Se prendi il Reddito e non hai un titolo di studio, usi quel tempo per prendere un titolo di studio se non trovi un lavoro”, in mancanza di frequenza si perde il diritto al sussidio.
Infatti, secondo quanto è dato sapere, afferma sempre Orlando, “quasi una terzo della platea dei percettori del Reddito non ha un titolo di studio oltre la terza media” e dunque l’intento del Governo sarebbe quello di spingere, d’intesa col Ministro dell’istruzione, verso l’istruzione degli adulti, senza tralasciare la formazione di tipo più generale.
Secondo i dati a disposizione, a frenare l’assunzione dei tanti giovani titolari di sussidi di Stato da parte delle aziende che hanno investito per l’innovazione, sarebbe l’ assenza di una adeguata preparazione.
Da qui il progetto dell’apertura di centri di studio e luoghi di istruzione, in attesa di un posto e in alternativa all’inattività, per ottenere una pur limitata specializzazione che farebbe comodo ai datori di lavoro per assumere personale.
E ci sarebbe pure in cantiere un piano straordinario per i Neet, incentrato su scuola e reinserimento lavorativo, che richiederà un importante sinergia con altri ministeri.
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