Reddito ministro Fedeli, sintomatico mistero…

Non scandalizzino i 180.000 euro annui (2016) dichiarati dall’attuale responsabile politico del Miur. Probabilmente derivano anche dall’avere ricoperto una carica istituzionale (vicepresidenza del Senato) di sicuro prestigio e grandi responsabilità.

E neanche le “integrazioni” che hanno interessato il cv della ministra, rettificate, più di una volta, correttamente.

Ciò che “scandalizza”, disorienta, è la nonchalance con la quale la titolare provvisoria della poltrona Miur ha rampognato una parte degli insegnanti (forse, quella meno cinica e indifferente) della scuola della Repubblica; la quale, come è noto, è fondata sul lavoro e sulla meritocrazia. E non, per nostra fortuna, sulla cooptazione.

E che si regge su maggioranze parlamentari (è pur sempre una Repubblica parlamentare), che traducono in leggi, o decreti legge spacciati per legge, il programma elettorale promesso agli elettori. In modo limpido, onesto, spietatamente compiuto e laborioso. In un clima di fiducia incondizionata. Anche coi sindacati maggiormente rappresentativi.

Ma, sembrerebbe che un’ossessione perseguiti chi, da almeno un quindicennio, transiti per le “educative”, formative e istruttive stanze del Ministero.

Questa volta la “magnifica ossessione”, una vera e propria competenza, è rappresentata dalle severe parole, sonanti dissimulata censura, che la signora ministra ha adoperato: “non è degno di fare l’educatore chi si esprime in un certo modo” (deportazione, presidi sceriffi…).

Una volta, tanto tempo fa, l’aggettivo “educativo”, era agganciato al Sistema. Quello scolastico. Probabilmente oggi è da ricalibrare, considerato che l’innovativa 107 lo ha, per così dire, democraticamente ossificato, demansionandolo (in perfetto stile Jobs Act) a: “profilo educativo”.

Se la 107, come da art.1.1, “dà piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche per innalzare il livello di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, (…) in coerenza con il profilo educativo dei diversi gradi di istruzione”, la dimensione educativa, quella da “sistema”, può quindi restare al piano terra: inerte, trafitta dalla modernità galoppante. Non può essere innalzata, in quanto profilata, inaridita. Il lievito è stato disperso.

Non è, allora, che toccherebbe proprio a chi “si esprime in un certo modo”, essere l’interprete e l’esecutore centosettano più fedele, in considerazione del declassamento realizzato dalla stessa proposizione normativa? Mistero…

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