Finanziare la scuola paritaria con i soldi pubblici è una diatriba che va avanti da decenni. E di cui nei prossimi giorni si riprenderà a parlare con insistenza. Da qualche settimana a Bologna è stato infatti deciso di avviare referendum consultivo, già fissato per il prossimo 26 maggio: le autorità locali, in sostanza, vogliono sapere qual è il pensiero della cittadinanza sull’annosa questione.
Da alcuni giorni assistiamo ad interventi spesi a favore del mantenimento dell’attuale assetto, quindi per confermare le sovvenzioni del Comune. Nelle ultime ore si mossa anche, in questa direzione, la parte cattolica della città. A nome della quale ha parlato il vicario generale della diocesi di Bologna monsignor Giovanni Silvagni, che esprime così la preoccupazione per il referendum: “distruggere è molto facile – ha detto il prelato -, in un attimo si può distruggere un lavoro paziente di cucitura, di tessitura di rapporti che ha impegnato intere generazioni. In un attimo tutto può essere distrutto. E quando, per fare questo, si fa leva anche su un disagio sociale, su un’indignazione generale che oggi si ha verso le istituzioni” è “una pagina triste della vicenda collettiva del nostro vissuto sociale”.
Sempre riferendosi ai finanziamenti alle scuole paritarie, per molte situazioni, ha proseguito Silvagni, il tema “é questione di vita o di morte. Stare al mondo interessa a tutti, morire dispiace”. Poi, a margine di una conferenza stampa, Silvagni ha quindi ribadito il proprio pensiero sul tema: “Addolora essere trascinati controvoglia in una polemica che inevitabilmente assume i contorni di un uno scontro ideologico, di massimi sistemi, tra buoni e cattivi. Quando invece la realtà è molto più semplice, più modesta”. A rischio, per l’arcidiocesi c’é “uno spirito di collaborazione e di rispetto e riconoscimento reciproco tra valori differenti e una collaborazione organica tra diverse fasce della società costruita negli ultimi sessant’anni”.
Sempre riferendosi ai finanziamenti alle scuole paritarie, per molte situazioni, ha proseguito Silvagni, il tema “é questione di vita o di morte. Stare al mondo interessa a tutti, morire dispiace”. Poi, a margine di una conferenza stampa, Silvagni ha quindi ribadito il proprio pensiero sul tema: “Addolora essere trascinati controvoglia in una polemica che inevitabilmente assume i contorni di un uno scontro ideologico, di massimi sistemi, tra buoni e cattivi. Quando invece la realtà è molto più semplice, più modesta”. A rischio, per l’arcidiocesi c’é “uno spirito di collaborazione e di rispetto e riconoscimento reciproco tra valori differenti e una collaborazione organica tra diverse fasce della società costruita negli ultimi sessant’anni”.