In linea con il Partito Democratico, anche l’ex premier Romano Prodi si schiera per la difesa dell’attuale sistema integrato di scuola dell’infanzia di Bologna. “Voterò l’opzione B”, ha scritto in un ‘post’ sul suo sito ufficiale, riguardo al referendum in programma domenica 26 maggio e che vede spaccata la maggioranza di centrosinistra: il Pd, a difesa della convenzione con gli istituti paritari, Sel e altre forze della società civile a favore dell’abolizione di quei finanziamenti pubblici.
“Dico subito che, a mio parere, il referendum si doveva evitare perché apre in modo improprio un dibattito che va oltre i ristretti limiti del quesito stesso”, scrive Prodi, sottolineando, comunque, che “il mio voto è motivato da una semplice ragione di buon senso: perché bocciare un accordo che ha funzionato bene per tantissimi anni e che, tutto sommato, ha permesso, con un modesto impiego di mezzi, di ampliare almeno un po’ il numero dei bambini ammessi alla scuola dell’infanzia e ha impedito dannose contrapposizioni? Ritengo – prosegue l’ex premier – che sia un accordo di interesse generale”. “La motivazione più forte – sottolinea Prodi – di chi vota l’opzione A è che i mezzi forniti alla scuola statale e comunale siano così scarsi che le casse comunali non possono allargare il loro impegno al di fuori del loro stretto ambito”, ma l’ex premier si dice convinto “che le restrizioni che oggi drammaticamente limitano l’azione del Comune (per cui non tutti coloro che vogliono mandare i figli alle scuole statali e comunali possono farlo) e in generale penalizzano la scuola siano dovute a una errata gerarchia nella soluzione dei problemi del paese e non ad accordi di questo tipo”. Prodi, infine, conclude con un’amara considerazione: “Mi chiedo perché argomenti che potrebbero essere risolti in condivisione e serenità debbano sempre finire in rissa”. Quella che si è già scatenata in vista del referendum di domenica prossima.
“Dico subito che, a mio parere, il referendum si doveva evitare perché apre in modo improprio un dibattito che va oltre i ristretti limiti del quesito stesso”, scrive Prodi, sottolineando, comunque, che “il mio voto è motivato da una semplice ragione di buon senso: perché bocciare un accordo che ha funzionato bene per tantissimi anni e che, tutto sommato, ha permesso, con un modesto impiego di mezzi, di ampliare almeno un po’ il numero dei bambini ammessi alla scuola dell’infanzia e ha impedito dannose contrapposizioni? Ritengo – prosegue l’ex premier – che sia un accordo di interesse generale”. “La motivazione più forte – sottolinea Prodi – di chi vota l’opzione A è che i mezzi forniti alla scuola statale e comunale siano così scarsi che le casse comunali non possono allargare il loro impegno al di fuori del loro stretto ambito”, ma l’ex premier si dice convinto “che le restrizioni che oggi drammaticamente limitano l’azione del Comune (per cui non tutti coloro che vogliono mandare i figli alle scuole statali e comunali possono farlo) e in generale penalizzano la scuola siano dovute a una errata gerarchia nella soluzione dei problemi del paese e non ad accordi di questo tipo”. Prodi, infine, conclude con un’amara considerazione: “Mi chiedo perché argomenti che potrebbero essere risolti in condivisione e serenità debbano sempre finire in rissa”. Quella che si è già scatenata in vista del referendum di domenica prossima.