Un comunicato del Blocco studentesco dice: “Oggi a Bologna e nel resto d’Italia militanti del Blocco Studentesco protestano contro il contributo volontario “obbligatorio” che le famiglie degli studenti sono costrette a versare, quando lo Stato continua a finanziare le scuole private”.
Si ricorda che votare A al prossimo referendum bolognese vuol dire in qualche modo osteggiare le scuole “cattoliche“, infatti, tra le critiche al voto B ci sono anche quelle rivolte alla Carta formativa della Scuola cattolica dell’Infanzia.
A tal proposito secondo il Blocco Studentesco la Carta formativa della Scuola cattolica dell’Infanzia specifica che nelle scuole associate alla FISM i maestri e le maestre devono soddisfare prerequisiti che non sono soltanto pedagogici e professionali: "Oltre le necessarie qualità professionali, l’insegnante dovrà: a) possedere una solida conoscenza della visione cristiana dell’uomo e della dottrina della fede; b) accogliere con docile ossequio dell’intelligenza e della volontà l’insegnamento del Magistero della Chiesa: c) vivere un’esemplare vita cristiana".
Davanti a tali precetti le perplessità di chi voterà A sono: a parità di preparazione professionale, una maestra divorziata avrà le stesse possibilità di essere assunta di una felicemente coniugata? Una maestra che esprimesse posizioni critiche nei confronti della Chiesa quante possibilità avrebbe di insegnare in queste scuole? Una maestra gay verrebbe valutata per la sua preparazione o verrebbe discriminata?
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