Non nasconde la sua soddisfazione, il ministro dell’Istruzione per il mancato raggiungimento della quota minima di firme per realizzare il referendum sulla Legge 107/15.
“Siamo soddisfatti di questa conferma formale di quanto sostanzialmente era già emerso”, ha detto il 16 novembre Stefania Giannini, rispondendo a una domanda dei cronisti sul mancato raggiungimento di firme per richiedere il referendum sulla ‘Buona scuola’, ufficializzato il giorno prima dalla Cassazione.
Il commento del responsabile del Miur sulla notizia giunta in questi in giorni, che sta producendo anche diverse richieste di spiegazioni per l’accaduto al comitato referendario, è arrivato a margine della presentazione dei primi dati del Piano straordinario di ispezioni nelle scuole paritarie.
Questo mancato risultato, ha detto Giannini, “significa che alla fine sicuramente ci può restare, come è logico che avvenga, una prospettiva critica all’interno del mondo della scuola, ma si sta anche rafforzando sempre più, e io lo misuro girando l’Italia, il fronte del ‘sì’ per la Buona Scuola, di quella parte di genitori, insegnanti, dirigenti, studenti che capisce che si stanno facendo delle cose nuove e importanti per la scuola. Mi fa piacere che sia stato formalizzato questo risultato”.
In effetti, a ben pensarci, con questo risultato chi doveva mettere i bastoni tra le ruote alla Legge 107/15 si è ritrovato a produrre l’effetto contrario. Con la posizione di Giannini e del Governo che esce addirittura rafforzata, proprio per via del mancato raggiungimento delle 500mila firme necessarie.
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