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Referendum: perplessità anche da sindacati e centro-sinistra

Nel valutare gli effetti della proposta di referendum, annunciata a pochi minuti di distanza dall’approvazione del decreto 137, sicuramente Walter Veltroni non immaginava un plebiscito. Ma nemmeno le tante perplessità che sembrano oggi addensarsi attorno alla sua raccolta di firme: se contro l’iniziativa del leader dell’opposizione dalla maggioranza ed in generale dalla destra politica erano prevedibili forti veti, soprattutto di carattere giuridico-costituzionale, non era prevedibile che una forma più o meno palese di scetticismo arrivasse anche da alleati e oppositori al decreto diventato ormai legge (la n. 169).
Le prime perplessità sono state formulate in ambiente sindacale, dove alcuni esperti di normativa scolastica hanno sin da subito fatto rilevare l’incompatibilità del ricorso al referendum abrogativo con delle norme collegate a filo doppio con le note motivazioni di bilancio statale. E quelle contenute nel cosiddetto decreto Gelmini, sostengono i sindacalisti, hanno proprio questo tipo di caratteristica. Un nodo, questo, che peserà non poco nella decisione della Corte Costituzionale quando andrà ad esaminare l’ammissibilità del referendum.
La proposta di Veltroni, sebbene avallata da gran parte dell’opposizione, ad iniziare dal Idv di Di Pietro con la quale si starebbe anche ritrovando l’armonia persa negli ultimi mesi, deve poi ricevere ‘stilettate’ più o meno forti anche da alleati politici vicini allo stesso leader. Sulla decisione di avviare sin da subito la raccolta firme erano rimasti sorpresi anche Massimo D’Alema e Francesco Rutelli. Il motivo è legato principalmente al fatto che lo strumento referendario richiederebbe dei tempi tecnici molto lunghi: sul maestro unico gli italiani potranno infatti esprimere la loro preferenza non prima del 2010.
Critiche ancora più politiche sono giunte poi dalla leader radicale Emma Bonino, secondo cui il Pd, inteso in questo caso come ex Pci, avrebbe sostenuto “per 30 anni che i referendum si fanno sulle grandi questioni di principio, quindi non andavano bene quelli su giustizia ed energia, e ora ci proponete quello sul grembiule”.
Per la Bonino, secondo cui “noi saremo anche i referendari della prima ora ma almeno voi potevate studiare l’Abc” delle consultazioni referendarie, “ci sarà pure un limite: anche perché nel frattempo ci avete messo del vostro a svuotare, voi e la destra, direttamente o per interposta persona, con la Consulta, con l’astensionismo, con le date fissate il 15 giugno, uno strumento che era non uno strumento populista. Come rischia di diventare”.
Critiche abbastanza pesanti, però più di forma che di sostanza, arrivano anche da “Europa”, quotidiano del Pd e prima della Margherita, che in un editoriale, dal titolo “Per salvare la scuola, meglio Napolitano del referendum”, parla di “improbabile referendum”. Per l’organo di stampa “neanche il Pci l’avrebbe mai fatto. Anche perchè – sottolinea ‘Europa’ – sulle ali dell’entusiasmo per un ruolo ritrovato e per la paura di smarrirlo subito si possono anche fare errori”.
Tutte polemiche che fanno il gioco della maggioranza. “Un grande partito – sostiene Gaetano Quagliariello, vice Capogruppo del Pdl al Senato – prima di proporre un referendum a caldo su un provvedimento appena approvato dal Parlamento dovrebbe valutare bene l’opportunità politica dell’iniziativa. E altrettanto dovrebbe fare per quel che concerne la fattibilità giuridico-costituzionale: il tentativo dei tecnici veltroniani di trovare qualche straccio di disposizione abrogabile per via referendaria è certamente encomiabile per l’impegno, ma attesta in modo eloquente che ‘nun se pò fa'”.
Veltroni, dal canto suo, ribatte colpo su colpo: il referendum “potrà riguardare le parti del Dl Gelmini che sono di carattere normativo”, spiega il segretario del Pd. Che annuncia anche di voler esaminare al meglio come e quando presentare le firme dello “strumento referendario che non è uno strumento che usiamo a cuor leggero. Comunque – ha detto Veltroni – cercheremo di fare un intervento il più esteso possibile con l’obiettivo di ridurre le ricadute dei tagli che sono rilevanti. Ci stanno lavorando i costituzionalisti per trovare una formulazione valida”.
 
Alessandro Giuliani

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