Referendum sulla scuola: “il nostro impegno, le nostre ragioni”

Il referendum contro la legge 107 è un’azione che si rende necessaria di fronte alla sordità del governo Renzi rispetto al netto rifiuto espresso dai lavoratori della scuola nei confronti della cosiddetta Buona Scuola, e dopo il fallimento di CGIL, CISL, UIL, GILDA e SNALS, che pur avendo avuto più volte nell’ultimo anno l’opportunità di far valere il proprio peso oggettivo negli incontri e nelle trattative col governo, si sono rivelati, come sempre, incapaci di difendere i lavoratori o addirittura complici come nell’accordo sulla mobilità (non firmato solo dalla Gilda).

I lavoratori della scuola, con le mobilitazioni della primavera del 2015, hanno rispedito al mittente senza se e senza ma la scuola del preside sovrano, del lavoro nero degli allievi, mascherato da alternanza e della competizione tra docenti. Il governo ha ignorato le proteste e ciò ci porta a seguire la via referendaria, per rifiutare e rigettare questo progetto inaccettabile e anticostituzionale.

Abbiamo imparato molto bene, ai tempi del referendum sulla scala mobile, quanto possano essere pericolosi i referendum in materia di lavoro, ma la vicenda della scuola ha una sua peculiarità e richiede un intervento diverso: oggi, con la mobilità coatta e la creazione degli “ambiti”, vediamo i primi effetti della legge 107 e tra poco, con la messa a punto della chiamata diretta alla cui realizzazione collaboreranno anche i sindacati complici, vedremo concretizzarsi il disegno perverso della legge 107, fatto di precarizzazione permanente, subordinazione professionale e sottomissione clientelare dei lavoratori della scuola.

L’USB Scuola sarà tra i promotori del referendum contro la legge 107, che non può essere il referendum delle burocrazie partitiche e sindacali estranee ai bisogni dei lavoratori, ma deve essere il referendum dei lavoratori, che vivono la scuola e la fanno ogni giorno; di chi il 24 aprile scorso ha partecipato allo sciopero indetto dall’USB e dal sindacalismo di base, mentre gli altri sindacati temporeggiavano in attesa di un improbabile passo indietro del governo; dei tanti lavoratori e genitori che in massa hanno boicottato l’assurda lotteria dei quiz INVALSI; dei tantissimi insegnanti che a giugno hanno aderito al grande sciopero degli scrutini, rallentando per giorni e giorni l’attività delle scuole; dei tanti lavoratori che il 5 maggio hanno svuotato le scuole e riempito le piazze partecipando allo sciopero convocato da CGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA, nella convinzione, rivelatasi falsa, che i sindacati complici in cui avevano riposto la loro fiducia sarebbero riusciti a trasformare il peso dei numeri in forza politica di contrattazione.

Al contrario, la realtà che abbiamo oggi sotto gli occhi è tutt’altra: le grandi corazzate sindacali con in testa la CGIL, che a maggio hanno chiamato a raccolta i lavoratori, hanno appena sottoscritto un accordo sulla mobilità che non intacca minimamente la sostanza della legge 107 e si accingono a collaborare col governo alla realizzazione del progetto che caratterizza da sempre le politiche scolastiche della destra, la chiamata diretta da parte dei presidi.

L’Unione Sindacale di Base è già impegnata a sostenere il No alla legge Boschi-Renzi partecipando con i suoi militanti alla campagna referendaria e invitando le lavoratrici ed i lavoratori a difendere tutti gli spazi democratici ancora esistenti in questo paese. Anche nella scuola possiamo tentare di fermare, con il referendum, la scuola azienda dei dirigenti sovrani e della valutazione, senza dimenticare le mobilitazioni che porteremo avanti nei prossimi mesi per le assunzioni del personale ATA, contro la mobilità coatta e i quiz Invalsi, per i diritti contrattuali dei docenti potenziatori e per le immissioni in ruolo dei precari GAE e degli abilitati TFA e PAS.
L’USB ci sarà, come sempre, non al fianco, ma in mezzo ai lavoratori.

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