Il Governo ha “in mente un reclutamento di dimensioni notevoli: nel 2014 assumeremo il doppio del turn-over, altrettanto faremo negli anni successivi in modo da assumere centomila nuovi insegnanti nei prossimi tre anni”. A dichiararlo alla ‘Stampa’ di Torino del 3 agosto è il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi.
L’intervento del Governo non sarebbe l’unico: allo studio, dice Reggi, c’è anche la riforma del reclutamento che dovrà permettere l’accesso all’insegnamento solo dopo un concorso bandito sulla base dei posti effettivi e disponibili e aperto a chi ha una laurea magistrale, un anno di tirocinio e un’abilitazione. Quest’ultima, però, dovrebbe essere compresa nel tirocinio.
Il progetto, tuttavia, rischia di non arginare il fenomeno dell’emigrazione. “Vogliamo risolvere alla radice il problema del precariato con un sistema di reclutamento omogeneo per tutti”: un sistema che passa per l’eliminazione della differenza tra organico di diritto e di fatto. Che corrisponde ad uno scarto di 20mila unità.
“Questa differenza – dice Reggi – crea confusione e non permette di programmare bene come vorremmo il fabbisogno. Stiamo calcolando le risorse necessarie per eliminare il problema”.
“Il secondo punto su cui il governo sta lavorando – scrive il giornale piemontese – è la riforma del reclutamento che dovrà permettere l’accesso all’insegnamento solo dopo un concorso bandito sulla base dei posti effettivi e disponibili e aperto a chi ha una laurea magistrale, un anno di tirocinio e un’abilitazione. Un piano ambizioso ma che rischia di non arginare il fenomeno dell’emigrazione”.
“I posti si creano dove ci sono nuove iscrizioni”, conferma Reggi. “Al Sud – spiega Reggi – dove non ci sono i figli degli immigrati a far crescere il numero degli studenti, le iscrizioni sono diminuite del 4,7 per cento solo nell’ultimo anno e, di conseguenza, per i professori ci sono oltre mille cattedre in meno”.
La linea del rinnovamento è raccolta da Davide Faraone, responsabile welfare del PD. Che rilancia, con un’affermazine che non passerà inosservata: “Fatti salvi i diritti acquisiti, le Gae e le graduatorie d’istituto vanno rottamate. Questo orrore fatto di cavilli e norme contraddittorie, di professionalità appese a una sentenza del Tar, è indifendibile”. Tradotto: le graduatorie non devono più accogliere nuovi candidati, ma essere progressivamente cancellate.
“Per limitare ii danni – spiega Faraone – va fatto subito un concorso per selezionare gli insegnanti, non è la panacea, ma almeno non è un terno al lotto. Per il futuro, nella consultazione sulla scuola, annunciata dal presidente del consiglio, la riforma della selezione degli insegnanti, sarà una priorità
“Per limitare i danni – spiega ancora – va fatto subito un concorso per selezionare gli insegnanti, non è la panacea, ma almeno non è un terno al lotto. Per il futuro, nella consultazione sulla scuola, annunciata dal presidente del consiglio, la riforma della selezione degli insegnanti, sarà una priorità».
Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc-Cgil, punta il dito contro “il numero degli alunni”: finchè “sarà il criterio fondamentale per definire gli organici l’emigrazione sarà inevitabile”. Per Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, invece “la colpa è della spending review. Negli ultimi sei anni sono stati cancellati 200mila posti, se non ci fosse stato questo taglio si sarebbe arrivati all’esaurimento delle graduatorie cancellando il problema dei precari”.
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