In pratica il sottosegretario aveva parlato di aprire le scuole dalle 7 del mattino alle 22 di sera e di impegnare gli insegnanti con orari di 36 ore a settimana. Ma aveva pure detto di affidare ai dirigenti gran parte della valutazione dei professori in modo da premiare i migliori, sganciando così gli aumenti dalla progressione di carriera. Dichiarazioni forti che avevano fatto scattare l’immediata reazione, anche minacciosa, dei sindacati della scuola e soprattutto dei docenti che come è noto sono i peggio pagati d’Europa, i più vecchi, mentre svolgono per lo più un monte ore, in termini di lezioni frontali e vacanze (compresa la pausa estiva), simile ai loro colleghi d’oltralpe.
E così Roberto Reggi, facendo per lo più seguito alle dichiarazioni espresse in apertura del convegno da Matteo Orfini, presidente nazionale dei democratici, che aveva sottolineato come nel suo partito nessuna decisione viene presa dall’alto senza avere consultato prima la base, con grande umiltà, bisogna riconoscerlo, non solo si è scusato con la platea, ma ha anche ammesso di essere stato alquanto superficiale. “Vi chiedo scusa, è stata una stupidaggine”, ma, ha continuato il sottosegretario, “non bisogna temere i cambiamenti e noi vogliamo cambiare la scuola per adeguarla ai tempi, seguendo il principio guida del nostro governo che è impegnato proprio sul versante delle riforme”.
D’altra parte di aprire le scuole al territorio e alle esigenze delle famiglie e degli studenti è un progetto che già faceva parte del programma elettorale del Pd, per farne luoghi di incontro e di dibattiti, di sperimentazioni e di laboratori culturali. Certamente nessuna imposizione, nessun obbligo. Solo chi vorrà impegnarsi avrà modo di farlo, proprio perché l’obiettivo del Governo è di non lasciare nessuno ragazzo escluso dalle possibilità che la scuola può offrire.
“Quello delle 36 ore è però solo il limite massimo da considerare per ogni insegnante. Non di certo un obbligo”.
“È imprescindibile”, ha detto ancora Reggi, “ridare dignità ai professori”, mentre per quanto riguarda la loro valutazione per premiarli anche economicamente e gratificarli, è vero che potrebbe essere compito e funzione da affidare ai dirigenti, come avviene negli altri luoghi di lavoro, “ma mi rendo perfettamente conto che la scuola e quindi la missione educativa affidata ai docenti, non solo è particolare, ma è anche delicata e assai sensibile”. “La valutazione dovrà essere dunque un risultato che deriva da molti elementi”.
Rimane però da capire da dove il governo prenderà i fondi necessari per pagare, non solo i professori che accoglieranno la proposta, ma anche il personale e i loro straordinari, mentre le bollette energetiche, riscaldamento e illuminazione, devono essere soddisfatte, tanto che alcune province stanno pressando i presidi affinchè chiudano le scuole il sabato per risparmiare in trasporti, mense e pulizie. L’arte della politica è infatti anche quella della contraddizione