Continuano le discussioni riguardo il piano approntato dal Miur per il rilancio del sistema scolastico italiano. Il sottosegretario Reggi, in un’intervista ad “Italia Oggi”, annuncia che “A giorni il ministero dell’istruzione invierà le proposte di riforma al premier Matteo Renzi, a cui spetta la decisione finale. Lui ha un’idea della scuola molto avanzata e le modalità giuste per raccontarla”.
E sull’allungamento dell’orario di lavoro dice: “Non ho mai detto che i docenti passeranno da 18 ore di cattedre a 36 ore, si tratta solo di differenziare i carichi di lavoro nell’ambito degli orari previsti e che già oggi molti fanno. Ora il contratto nazionale prevede avanzamenti di stipendio solo con l’anzianità di servizio, con i sindacati invece tratteremo progressioni differenziate in base ai carichi di lavoro. Il contratto diventerà flessibile. Stiamo lavorando a costanza di orario di lezione, 18 alle ore alle medie e alle superiori, 22 nella primaria, 25 per l’infanzia, un aumento dell’orario di cattedra non è mai stato nel novero delle cose. Ci sono poi le altre ore di lavoro, a cui si assolve dentro e fuori la scuola. E è su questo che agiremo. Chi selezionerà i docenti che faranno più ore? Gli organi collegiali vanno rivisti e devono avere competenze chiare. Come accade nei comuni, dove il consiglio comunale dà l’indirizzo e sindaco e giunta sono gli organi esecutivi. Il consiglio di istituto deve avere la funzione strategica, il collegio dei docenti la didattica e il dirigente scolastico la gestione. Reggi, inoltre, parla di “una necessità di confronti anche presso le direzioni scolastiche regionali, sul territorio, con chi vive la scuola tutti i giorni”.
Ed infine apre alla possibilità di ridurre di un anno il percorso di scuola secondaria di secondo grado: “Io parto dalle esigenze dei ragazzi. Se vogliamo migliorare il loro inglese, far studiare di più e meglio le nuove tecnologie e la storia dell’arte, possiamo coprire i nuovi interventi riducendo la durata del percorso. Senza ovviamente licenziare nessuno. Sono personalmente convinto che sia meglio tagliare un anno alle superiori che non alla primaria”
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