Su huffingtonpost.it un’ulteriore interviata al sottosegretario Reggi, spiega meglio l’idea che ha il Governo per dare nuovo imput alla scuola, se di nuovo imput si tratta
In ogni caso è previsto il taglio delle scuole superiori dai cinque ai quattro anni per risparmiare 1,5 miliardi di euro e l’apertura degli istituti dalle 7 alle 22 fino alla fine di luglio. Non viene però detto con quali fondi si pagherà il personale che dovrà aprire le scuole all’alba e chiuderle a notte, insime al costo delle bollette energetiche.
Ma Reggi anche su questo punto appare chiaro: “Viviamo una emergenza educativa e pensiamo che la scuola non può chiudere alla fine delle lezioni. Dobbiamo trovare risorse straordinarie per tenere aperte le strutture scolastiche fino a fine luglio e ogni giorno fino alle 22. Questo già avviene in alcune zone dell’Italia grazie alle associazioni dei genitori e ai volontari, ma anche grazie agli insegnanti. La scuola deve diventare uno spazio dove organizzare corsi pomeridiani, scuole serali per gli adulti, un luogo vissuto. In autunno faremo un incontro ad hoc proprio per parlare di questo progetto”.
Ma a parte questo Reggi dice: “La nostra è una proposta che i sindacati potranno discutere”.
“La scuola è l’ultimo campo della pubblica amministrazione dove non esiste l’obbligo della formazione e dove nessuno può entrare nelle aule per valutare le capacità dei professori: questo deve cambiare per adeguarci all’Europa”.
Tuttavia, insiste il sottosegretario, “La nostra non è una riforma ma una proposta ancora aperta, non definitiva. Nei prossimi giorni la ministra Stefania Giannini la illustrerà al governo durante il Consiglio dei ministri e successivamente potrebbe prendere la forma di una legge delega ma verrà comunque sottoposta alle opinioni di tutti i soggetti coinvolti, dagli insegnanti ai dirigenti scolastici al personale tecnico delle scuole, agli studenti. Tutti devono comprendere che la scuola italiana deve diventare europea e questo avviene soltanto valorizzando gli insegnanti che si impegnano, dunque è necessario introdurre nei contratti la flessibilità. Ricordando che i nostri professori sono quelli che in Europa lavorano meno ore e hanno stipendi più bassi”.
E per consentire un salario più altro, spiega Reggi si deve valutare il lavoro dei docenti: “L’Italia è l’unico Paese europeo dove il lavoro degli insegnanti non viene valutato e questo non è più tollerabile. Sto parlando non solo della valutazione interna fatta dai presidi, ma anche della valutazione esterna che deve tener conto del contesto nel quale l’insegnante opera: un conto è insegnare in aree dove il benessere è tangibile, un altro dove il tasso di abbandono scolastico è altissimo. Questo tipo di misurazione delle competenze sarà operativo a partire da settembre e lentamente entrerà a regime accanto al sistema Invalsi, contribuendo a premiare i docenti davvero meritevoli. Mi spiace se i sindacati si stanno scaldando eccessivamente, ma la scuola è l’ultimo campo della pubblica amministrazione dove la formazione non è obbligatoria e nessuno può entrare nelle aule per capire se la persona alla quale affidiamo i nostri figli sia veramente bravo”.
Stabilito duqnue che saranno i dirigenti a dare una valutazione “interna” agli insegnanti, “toccherà al dirigente scolastico organizzare la disponibilità dei professori della sua scuola. Se qualcuno non potrà lavorare 36 ore allora potrà rinunciare a una parte degli incentivi, insomma non possiamo ragionare in maniera rigida. Ripeto: la mia è una proposta non certo irragionevole e non è detto che sarà quella definitiva. Ecco perché non capisco le reazioni durissime dei sindacati”.
Inoltre per Reggi l’adeguamento degli stipendi dei docenti italiani alla media europea passa dalle “elemosine del ministero dell’economia senza presentare una riforma di sistema. Questo è un momento delicato dove nessuno può pensare di poter rimanere com’era: ecco perché chiediamo ai professori una maggiore flessibilità di orario e di stipendio”, mentre per quanto riguarda l’ìaltra spinosa questione, quella cioè di togliere un anno0 alla formazione secondaria usperiore, Reggi spiega: “Potrebbe essere una soluzione per avere maggiori risorse da destinare a tutti i cicli scolastici” e “arriveremo pure a stabilizzare” quasi mezzo milione di precari”.
“Nei prossimi giorni concluderemo i due cantieri del Miur, la ministra Giannini ne parlerà con il governo e poi avvieremo una consultazione nella quale tutti potranno esprimersi. Ma tempi e modi del piano scuola verranno decisi da Matteo Renzi che ha puntato grande parte del suo intervento su questa riforma dell’educazione vivendola come un investimento e non come un costo”.
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