Ci risiamo: prima il Governo fa la voce grossa, parla di riforme epocali, di stagioni finite, di orari maggiorati. Poi, però, torna sui suoi passi. È successo un anno e mezzo fa con l’ex ministro Francesco Profumo, costretto a cancellare sul nascere, a furor di popolo, la sua proposta di portare tutti gli insegnanti a 24 ore di insegnamento settimanale. Succede oggi al Governo Renzi, con il sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi, che ritratta – come ci racconta il nostro inviato a Terrasini, Pasquale Almirante – le parti più importanti dell’intervista concessa solo quattro giorni prima al quotidiano “La Repubblica”.
A chiusura del Cantiere Scuola svolto a Terrasini, il sottosegretario spende parole di distensione. E porge le scuse per aver creato tanto clamore: “volevo solo dire che occorre tornare a dare la giusta dignità alla professione”, recuperando la figura positiva che tradizionalmente ha tra i lavori quello dell’insegnante. Vi garantisco, ha aggiunto Reggi, che “mai mi son sognato di dire di aumentare il tempo dell’insegnamento scolastico: so bene cosa vuol dire stare in trincea con gli alunni”.
Il sottosegretario ha detto di aver concesso l’intervista per far sapere che il Governo ha ben chiaro il bisogno di valorizzare i nostri docenti: “quello delle 36 ore è però solo il limite massimo da considerare per ogni insegnante. Non di certo un obbligo per tutti”. Le attività aggiuntive, quindi, sono e rimarranno facoltative. “Oggi tanti docenti fanno più di quello che gli viene riconosciuto. E si sentono soli”: ecco, noi vorremmo valorizzarli.
Certo, Reggi ha spiegato anche che è nelle intenzioni del Governo di introdurre la valutazione anche del personale docente. Ha detto di essere cosciente che non potrà essere legata però solo alle prove Invalsi, né all’esclusivo giudizio dei dirigenti scolastici. “Perché – ha sottolineato – si tratta di un risultato che deriva da molti elementi”.
Dopo il chiarimento, Reggi si è voluto soffermare su quella che è la sua visione della scuola del futuro: “i nostri istituti – ha spiegato ai tanti presenti a Terrasini – devono diventare dei luoghi di aggregazione dei territori”. Ecco perché ha parlato di apertura fino alle ore 22”. Nella visione del Governo, quindi, le scuole dovrebbe fungere, nelle ore oltre la didattica, da istituzioni simili un po’ al tradizionale oratorio salesiano. E i docenti che vogliono partecipare a questo progetto sono invitati a farlo.
Rimane da capire, ma questo lo diciamo noi, con quali soldi si possano tenere aperte decine di migliaia di strutture che oggi faticano a garantire le 6-8 ore di didattica quotidiana. E questo, francamente, non è proprio un dettaglio.
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