Anche l’USB ha in programma una propria manifestazione per contrastare il progetto di regionalizzazione del sistema di istruzione: l’iniziativa è prevista per il prossimo 15 febbraio
“Questo progetto – sostiene l’USB – ha lo scopo prioritario di mantenere il gettito fiscale all’interno delle regioni del Nord in assoluta violazione del principio di redistribuzione, che trova fondamento nella Costituzione ed è alla base dell’unità nazionale. Tanto più in un paese dove tanto peso ha avuto la migrazione interna della forza lavoro”.
“La regionalizzazione della scuola, con il passaggio del personale neoassunto in capo alla Regione – sottolinea il sindacato – creerà a nostro avviso un sistema in cui i trasferimenti dei docenti diventerebbero impossibili, creando ulteriori difficoltà e sofferenze, dopo quelle provocate dal famigerato algoritmo della Legge 107. Ci sembra peraltro una promessa priva di fondamento lo sventolato aumento stipendiale, non solo perché da sempre i lavoratori della formazione regionale sono pagati meno di quelli statali, ma anche perché crediamo che nella modifica/rinnovo dei contratti si inseriranno clausole che favoriranno la precarietà, la licenziabilità e la ricattabilità dei neoassunti da parte dei capi di istituto”.
A preoccupare l’USB anche le future regole per i trasferimenti: “La mobilità – afferma infatti il sindacato – diverrebbe il frutto di eventuali accordi tra regione e regione o tra Stato e regione, in alcune regioni una parte dello stipendio degli insegnanti dipenderebbe dai contratti di secondo livello, da incentivi e da premi che farebbero lievitare gli oneri fiscali per i contribuenti, l’ente regionale diventerebbe il datore di lavoro dei nuovi docenti a fronte di altri lavoratori nelle medesime scuole che rimarrebbero dipendenti statali, con la presenza di differenti categorie che fanno lo stesso lavoro”
L’USB si mostra particolarmente preoccupato anche a causa del quadro politico in cui si inserisce il progetto del Governo gialloverde: “Questo federalismo aumentato, che coinvolgerebbe altri servizi essenziali, come la sanità, potrebbe non trovare alcun contrasto. La maggior forza di opposizione parlamentare è infatti quel PD che la riforma del titolo V volle fortemente. L’attuale governo Lega-Movimento Cinque stelle potrebbe pertanto non trovare alcun ostacolo ai progetti federalisti del Veneto. Non va poi dimenticato che se l’attuale pre-intesa è stata sottoscritta, oltre che dal Veneto, anche da Lombardia ed Emilia Romagna, già altre Regioni – tra cui Campania e Piemonte – hanno mostrato di volersi aggregare”.
Per il 15 febbraio il sindacato di base ha in programma una manifestazione nazionale promossa proprio allo scopo di bloccare un progetto considerato pericoloso per il sistema scolastico oltre che per i docenti e per tutto il personale della scuola.
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