A distanza di qualche giorno, anche Vincenzo De Luca (Pd), presidente della regione Campania, dice la sua sulla sferzata del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, alle scuole del Sud perchè si impegnino di più al fine di andare colmare il gap con il Nord Italia: si dice contrario, ma lo fa senza calcare la mano. Per De Luca, invece, bisogna spendere le energie sulla “cattiva” regionalizzazione che il Veneto vorrebbe imporre: il rischio, infatti, è che gli insegnanti del meridione possano addirittura trovarsi con degli stipendi al di sotto degli attuali.
Secondo il governatore campano, “quello che ha detto il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, è il senso comune che circola nel nord rispetto ad un sud che non fa nulla. Abbiamo una percentuale significativa di figli di buona donna in tutti i settori, ma l’idea che il Sud sia la terra dove non ci si sacrifica è una immagine infame del Sud che dobbiamo sconfiggere e la sconfiggiamo con l’esempio”.
“Potremmo rispondere con parole di fuoco”, ha continuato De Luca, ma è “meglio che ce le risparmiamo e ci concentriamo sulla battaglia per un federalismo e un autonomismo serio delle regioni”.
Anche la Campania, infatti, si dice favorevole ad un piano di regionalizzazione. Ma non, di certo, quello prospettato il 14 febbraio in CdM.
Secondo le stime del governatore, “una delle possibili conseguenze per il Sud, se va avanti l’ipotesi Veneto e si regionalizza la scuola, è il divario di retribuzione tra nord e sud spaventoso. I nostri docenti – conclude il presidente della Campania – perderanno 300 euro al mese e l’offerta formativa rischia di essere dequalificata”.
Ad oggi, tuttavia, l’ipotesi del governatore campano appare poco realizzabili. È vero, certamente, che gli stipendi delle regioni più virtuose, ad iniziare da quelli del Veneto, potranno essere incrementati di 150-200 euro, grazie ai contratti integrativi; tuttavia, i contratti collettivi nazionali rimarranno certamente in vigore e non si potrà assegnare, a meno che non cambino le norme, una somma al di sotto di quella prevista e già al di sotto, peraltro, rispetto al costo della vita.
Tanto è vero che l’indennità di vacanza contrattuale, che gli insegnanti si vedranno applicare dal prossimo mese di aprile (8 euro lordi), non riuscirà a recuperare il disavanzo che si è accumulato nell’ultimo decennio e solo parzialmente coperto con gli 85 euro medi lordi assegnati dalla scorsa primavera.
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