La pratica legislativa sulla regionalizzazione sta entrando nel vivo: per questo motivo, dopo avere “congelato” il progetto per salvaguardare l’esito delle elezioni europee, i ministri del Governo giallo-verde hanno ripreso vedersi almeno una volta a settimana. E dopo l’infuocato vertice di giovedì 11 luglio, stavolta l’appuntamento è per venerdì prossimo, 19 luglio.
Per quel giorno, all’ora di pranzo, fanno sapere fonti di governo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato una nuova riunione, proprio con al centro il disegno di legge leghista sull’autonomia differenziata.
Del resto, lo stesso premier aveva minimizzato sull’ultimo incontro, che la stampa aveva invece accostato ad un verso e proprio “scontro” tra i due partiti di Governo, in particolare tra un tecnico del ministero delle Infrastrutture (a guida pentastellata) e uno del ministero della Scuola (a titolarità leghista). Con il vicepremier Matteo Salvini che avrebbe anche “sbottato”, appena preso atto dell’ostracismo del M5S verso diverse parti dell’autonomia differenziata, soprattutto sul versante della distribuzione delle risorse e dell’applicazione del progetto proprio alla scuola.
“Non ho assistito a nessuno strappo”, aveva detto Conte. “In realtà – ha continuato il premier – ci stiamo confrontando, non abbiamo ancora trovato una sintesi ma sono assolutamente fiducioso che anche su questo, sulla scuola, sul l’istruzione, la troveremo”.
“Se entriamo nei dettagli – ha aggiunto il capo del Governo – si è ragionato di scuola, un capitolo che suscita grande sensibilità da parte di tutti, perché ragioniamo di un modello di formazione e di reclutamento. Sono temi molto importanti”.
“Sarei sorpreso se ci fosse stato un pensiero unico su tutto”. I tempi? “Brevi, brevissimi”, aveva tenuto a dire.
Sui tempi brevissimi, Conte sembra avere mantenuto la parola. Almeno sulla volontà di far rivedere i ministri con i rispetti entourage.
Sulla possibilità di trovare un punto d’incontro tra Lega e M5S, invece, abbiamo forti dubbi che possa riuscire nell’impresa. Le parti, infatti, risultano ancora piuttosto lontane e pure intransigenti. Stando così le cose, alla fine, comunque vada una delle due ne uscirà con le “ossa rotte”.
La Lega, certamente, se il progetto dovesse sfumare. Tanto è vero che in tempi non sospetti abbiamo previsto la caduta del Governo: con il Carroccio che, comunque, cadrebbe in piedi, qualora dovesse bissare gli alti consensi rimediati delle urne delle elezioni europee.
Ma anche il M5S rimedierebbe un danno non indifferente. Anche se dovesse passare, in parallelo, il Piano per il Sud, chiesto con insistenza da qualche giorno dall’altro vicepremier Luigi Di Maio, si tratterebbe comunque di una progetto molto teorico e legato a doppio filo a dei copiosi finanziamenti pubblici (utili a creare nuove servizi, infrastrutture, strade, aziende e via dicendo) che, al momento, appiano davvero improbabili.
In caso di approvazione della legge, infine, anche lo stesso premier Giuseppe Conte, assieme al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, avrebbero i loro problemi: l’accordo di Palazzo Chigi dello scorso 24 aprile, che aveva fatto saltare il già programmato sciopero del 17 maggio, avrebbe dovuto garantire l’unitarietà del sistema scolastico. I sindacati maggiori della scuola, che da questa storia rischiano di uscire fortemente delegittimati, non staranno di certo a guardare.
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