Dopo qualche mese di “luna di miele” i rapporti fra sindacati e Governo si stanno raffreddando e non poco.
Nel mondo della scuola, in particolare, alcune decisioni del Ministro avevano strappato persino l’applauso delle organizzazioni sindacali: abolizione della chiamata diretta, riduzione delle ore di alternanza, ripristino della mobilità da scuola a scuola e cancellazione di fatto degli ambiti territoriali, rinvio di un anno dell’obbligo di partecipare alle prove Invalsi per essere ammessi all’esame di Stato sono le misure che, più di altre sono piaciute ai sindacati e ai docenti.
Ma si è trattato di modifiche, come abbiamo avuto modo di scrivere più volte, che non solo non richiedono risorse ma che addirittura ne fanno risparmiare.
Già con la legge con di bilancio i primi nodi sono arrivati al pettine: l’ “operazione tempo pieno” (in campagna elettorale si parlava di trasformare tutte le classi di primaria in classi a tempo pieno) si è rivelata poca cosa, il potenziamento nell’infanzia è miseramente saltato e per il rinnovo dei contratti pubblici il Governo è riuscito di fatto a stanziare solamente i soldi per riconoscere l’indennità di vacanza contrattuale.
Nuove assunzioni a zero o poco più: i 400 posti per i licei musicali sono davvero poca cosa e la stabilizzazione del personale delle cooperative impiegato nei servizi di pulizia nelle scuole non comporta una spesa significativa e, comunque, non “tocca” più di tanto i docenti, né quelli di ruolo né i precari.
La luna di miele è talmente lontana che Cgil, Cisl, Uil stanno anche organizzando una manifestazione unitaria per il 9 febbraio: al centro della protesta c’è proprio la legge di bilancio considerata del tutto inadeguata rispetto ai problemi che sono sul tappeto.
La proroga delle GAE per un anno che stava per essere approvata dal Senato (è intervenuta la Presidenza della Repubblica a bloccare il provvedimento, considerato incompatibile con una legge di conversione di un decreto) ha comunque aperto un altro fronte: adesso i sindacati (Flc-Cgil in testa) chiedono che il Ministero metta mano ad un piano straordinario di assunzioni in modo da coprire tutti i posti vacanti e disponibili dal 1° settembre 2019.
Ma lo scontro più pesante potrebbe verificarsi fra un paio di settimane quando il Consiglio dei Ministri dovrà esaminare, e forse approvare, il progetto di regionalizzazione di cui si parla ormai da alcuni mesi.
Progetto che, nel mondo della scuola, non piace per nulla e che potrebbe fungere da denotare. Non è da escludere, a quel punto, che i sindacati della scuola decidano di proclamare la mobilitazione della categoria e forse anche uno sciopero.
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