I sindacati del comparto scuola hanno deciso di aprire la mobilitazione generale.
I motivi della protesta
Quattro sono i temi che Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda considerano irrinunciabili: no alla regionalizzazione, rinnovo del contratto, lotta alla precarietà, valorizzazione del personale ATA.
Il punto sul quale i sindacati appaiono irremovibili e compatti riguarda proprio il contrasto al progetto di regionalizzazione del sistema di istruzione che sta nell’agenda del Governo ma sul quale il M5S ha già manifestato forti perplessità.
“Ma – sostengono i sindacati – c’è anche un’emergenza salariale che si trascina da tempo: trattamenti economici inadeguati a riconoscere l’importanza e il valore del lavoro nei settori della conoscenza determinano una situazione che vede il nostro Paese in pesante svantaggio rispetto alla media delle retribuzioni europee, come attestato più volte da indagini e ricerche internazionali”.
“Le scelte fatte con la legge di stabilità per il 2019 – accusano i sindacati – negano ad oggi la possibilità di compiere, col rinnovo del contratto, un passo significativo in direzione di un riallineamento retributivo alla media europea: smentiti ancora una volta impegni e promesse, che non hanno alcuna credibilità se non trovano riscontro in precise e concrete scelte di investimento”.
L’emergenza precariato – dichiarano i segretari nazionali – prosegue e anzi si aggrava e “il ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato non si è affatto ridotto negli ultimi anni, nonostante ripetuti interventi legislativi in materia di reclutamento”.
Senza trascurare l’emergenza che riguarda il personale ATA, costretto a carichi di lavoro crescenti e sempre più gravosi, con organici inadeguati e ricorso abnorme, anche in questo settore, a contratti a termine.
I sindacati parlano esplicitamente di “un piano dettagliato di iniziative di mobilitazione” e, anche se non lo dicono esplicitamente, lasciano intendere che non è neppure da escludere uno sciopero generale del comparto.